La genialità in Italia è paragonata come l’altra faccia della medaglia dell’handicap se presente nei giovanissimi (invece per gli adulti c’è il mito del talento italiano, come infatti esiste!) pur ci sia parallelamente una nuova “corrente” che induce a sovrastimolare i bambini, sin da quando stanno ancora nel pancione della mamma.
Però se appunto manifestano capacità innate ed imprevedibili (perché spesso ingestibili!) capacità cognitive straordinarie che li “spostano dai confini prestabiliti” (“…devi imparare solo come dicono gli adulti e non invece come ti dice il tuo cervello”!) allora non c’è l’accettazione indiscriminata.
Personalmente, una percorso così accelerato (come illustrato dall’articolo) per un bambino seppure geniale, lo percepisco un po’ boderline. Non esiste solo l’intelligenza in funzione a specifiche abilità cognitive. La crescita psicologica credo sia altrettanto importante.
All’estero i percorsi di studio non sono trasversali come i nostri. Soprattutto all’università.
Ciò agevola chi possiede un talento specifico, perché gli studi sono orientati soprattutto su specifiche materie che vengono approfondite a scapito di altre.
Nelle nostre scuole superiori e nelle nostre università invece, se per esempio uno studente ha straordinarie capacità matematiche gli fanno studiare anche materie letterarie o altro.
Farei una via di mezzo. Senza “spingere” esageratamente giovanissimi studenti con ancora tutti i denti da latte, portandoli addirittura all’università, nemmeno tratterei questi giovanissimi talenti come si fa purtroppo in Italia.
Immagino come avrebbe potuto reagire un insegnante della nostra scuola italiana, (perché per esperienza lo so!) se avesse avuto a che fare con il bambino raccontato dall’articolo.
Avrebbe imposto al piccolo genio di fare somme entro la decina con l’ausilio di qualche oggetto, per non fargli mettere in atto il pensiero astratto. Perché anche tutti i compagni fanno così!
Questa è la realtà di chi ha Alto Potenziale Cognitivo in Italia.
Ho letto la presentazione di un corso di aggiornamento per insegnanti, per presentare metodologie didattiche per tutti gli studenti, “senza soffermarsi sui presunti talenti” (testuali parole!).
Poi ho letto qualche indicazione che riguarda invece i deficit di apprendimento, cioè i casi di DSA e la disabilità cognitiva. Non c’è verso: in Italia i talenti possono essere solo presunti, ma è sempre meglio “mimetizzare” il bambino o ragazzo talentuoso per renderlo uguale al contesto che ha attorno.
Casomai, sono certi e distinguibili i deficit!
Anzi, le difficoltà spesso vengono rilevate anche quando non ci sono nel bambino, per giustificare un percorso didattico inadeguato!
Si pensasse così anche in altri campi come quelli sportivi, non si vincerebbe nessuna medaglia d’oro alle Olimpiadi o qualche Coppa, grazie ad altre competizioni sportive.