In Italia manca una strategia nazionale per la cultura d’impresa, relegando la nazione agli ultimi posti in Europa, sia sul fronte della didattica che su quello della formazione dei prof e nonostante sia considerata prioritaria dall’Ue nella lotta alla disoccupazione giovanile.
Eurydice, nel rapporto 2016 sull’educazione all’imprenditorialità nelle scuole, fotografa la condizione della formazione all’impresa
Su 38 Paesi esaminati, 11 vantano una strategia specifica per la cultura d’impresa, 18 ne hanno una più ampia nella quale rientra anche quella per l’imprenditorialità, mentre in 9 Stati – tra cui l’Italia – non esiste alcun tipo di programmazione nazionale.
Inoltre, pubblica Eurydice, i progetti educativi più innovativi sono quelli sviluppati nel Nord Europa: Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia, e in alcuni Paesi balcanici: Bosnia Erzegovina e Montenegro, che hanno raggiunto risultati d’eccellenza grazie a programmi Ue mirati, come lo Small Business Act promosso dalla Commissione europea.
Il rapporto ancora mette l’Italia tra i Paesi nei quali le esperienze «pratiche» di formazione nel curriculum scolastico, sono carenti e dove l’organizzazione dell’alternanza rientra nell’autonomia delle scuole e dei docenti. Ma precisa anche che la legge sulla Buona Scuola ha definito gli standard minimi per la formazione «on the job» ( 200 ore nei licei e 400 nei tecnici e professionali) che può includere anche sperimentazioni di «impresa formativa simulata».
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L’Italia fra l’altro non fa neanche parte degli otto stati nei quali la cultura d’impresa è tra le materie obbligatorie per la formazione iniziale degli insegnanti, mentre il nostro Paese è tra quelli che non coinvolgono gli stakeholders esterni nella programmazione di (eventuali) corsi per prof.
I moduli di educazione all’imprenditorialità sono più frequenti invece nella formazione continua dei docenti: su questo fronte, spiega Eurydice, sono 28 i Paesi che prevedono percorsi obbligatori, ma per l’Italia non ci sono dati ufficiali.
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