I Neet, i giovani disoccupati senza istruzione e formazione, sono aumentati considerevolmente in Italia durante la ‘Grande Recessione’. Lo rileva l’Ocse nel rapporto 2016 sulla società.
Prima del 2007 il tasso di Neet in Italia era già alto, attorno al 20%, 4 punti percentuali sopra la media; fra il 2007 e il 2014 ha continuato ad aumentare, raggiungendo il 27%, il secondo più alto dopo la Turchia. Il tasso di Neet ha registrato una modesta riduzione nel 2015 (corrispondente a quasi 2,5 milioni di Neet), ma resta significativamente sopra i livelli pre-crisi, quasi il doppio della media Ocse che è del 15%.
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Come in altri paesi Ocse, la maggioranza dei giovani Neet (60%) non cerca nemmeno un lavoro. Inoltre, le giovani donne sono la parte preponderante fra i Neet, sebbene la loro quota sia scesa dal 60% del totale (composta per la maggioranza da donne inattive) prima della crisi, a circa la metà nel 2014. Tale diminuzione relativa è in parte dovuta al fatto che l’aumento della disoccupazione giovanile, durante la crisi, ha colpito più i giovani uomini che le giovani donne.
Il fenomeno dei Neet è più diffuso fra i giovani con bassi livelli di istruzione, rispetto ai giovani più istruiti. Il tasso di abbandono scolastico resta molto elevato in Italia, dove circa il 30% degli uomini e il 23% delle donne di età compresa fra i 25 e i 34 anni non ha un titolo di scuola secondaria superiore, in confronto a una media Ocse rispettivamente del 18% e 14%. Fra i giovani italiani nati all’estero, il tasso di Neet è più alto di circa un terzo rispetto ai giovani nati in Italia. Tuttavia tale divario è minore rispetto alla media dei paesi Ocse, dove i giovani nati al di fuori dei rispettivi paesi hanno, in media, il 50% di probabilità in più di essere Neet.