L’obesità rappresenta una delle maggiori problematiche sanitarie mondiali. E l’Italia annovera un altissimo numero di obesi, pari a circa 5,5 milioni. Un dato, peraltro, in costante crescita: in particolare, l’Italia detiene il triste primato europeo del maggior numero di bambini e adolescenti in forte sovrappeso (pari al 36%) ed obesi (pari al 10-15%). A sostenerlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Di fronte a questa grave emergenza, l’arma più efficace resta una corretta educazione alimentare, associata a uno stile di vita dinamico, in cui sia favorita l’attività fisica sin dai primi anni di scuola.
Tuttavia, quando questi approcci risultano fallimentari, l’unica possibile soluzione è costituita dagli interventi chirurgici, quali bypass gastrici, bendaggi gastrici, diversioni bilio-pancreatiche, restrizioni dello stomaco. A tale approccio, purtroppo radicale, il 24 settembre è stato dedicato l’incontro, promosso dall’Associazione di Iniziativa Parlamentare e Legislativa per la Salute e la Prevenzione, con il contributo non condizionato di Covidien, dal titolo “Obesità Patologica: l’Innovazione della Terapia Chirurgica e le Frontiere della Ricerca”, che si è svolto presso la Sala Gonfalone del Palazzo Pirelli della Regione Lombardia.
Alla luce di questi dati, è evidente che l’introduzione del docente specialista in attività motoria nella scuola dell’infanzia e primaria sia una necessità sempre più impellente. È vero che occorrono tra i 300 e i 400 milioni di euro. Ma senza dubbio, se questo è il prezzo da pagare per la salute dei nostri giovani, per non farli diventare dei cittadini obesi, allora per lo Stato si rivelerebbe un ottimo investimento: un adulto con troppi chili, infatti, è esposto a malattie croniche molto più che un adulto senza problemi di bilancia. Alla lunga, quindi, quei soldi investiti per far fare sport e abituare i giovani ad uno stile di vita sano si riveleranno davvero ben spesi. Allora, che aspettiamo?
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