Matteo Renzi torna a parlare del suo ‘chiodo fisso’: la salvaguardia dell’istruzione. Lo fa anche appena terminato il Consiglio europeo. “A me – dice il premier – ha colpito una cosa: noi spendiamo di più per gli interessi sul debito che no per l’educazione e università. L’ Italia è un paese che nel suo budget, anche se ora ha recuperato con uno spread più basso, il peso degli interessi sul debito superiore ad altri investimenti”.
Per meglio rappresentare il concetto, Renzi ha fatto un paragone davvero calzante: “è come se una famiglia spendesse più per i debiti che per mandare a scuola i figli e questo ha radici storiche, è innegabile. Ma la politica vince se riusciremo ad invertire lo schema”.
Per il premier, quindi, la strada da intraprendere è solo una: “ciò che dobbiamo spendere per la spesa pubblica lo sia per nostro futuro”, non solo per il nostro passato.
Ad offrire garanzie sulla volontà del nuovo Governo di non voler privare l’istruzione di altre risorse è anche il ministro Giannini: dai microfoni di Radio 24, riferendosi alla spending review, il responsabile del Miur ha detto che “il settore è talmente dimagrito che se si va oltre, sotto la 40 o la 38 – ha osservato Giannini con uno spiritoso riferimento alle taglie da donna -, si va verso l’anoressia. Mi auguro che Padoan – ha concluso – non voglia un’istruzione anoressica”.