In Italia solo lo 0,1% degli insegnanti ha meno di 30 anni, il 60% più di 50
Appello Anief-Confedir al Ministro Carrozza e al Governo: urge un emendamento al decreto Milleproroghe n. 151, che apra le graduatorie a giovani già abilitati e selezionati con Tfa, agli idonei al concorso a cattedra e ai laureati in scienze della formazione primaria.
L’Italia è il Paese con meno giovani docenti di tutta l’area Ocse: solamente lo 0,1% dei nostri insegnanti di ruolo ha meno di 30 anni. Mentre il 60% ha più di 50 anni, contro una media Ocse del 36%. Se si vuole invertire questo triste doppio primato occorrono interventi urgenti e mirati. Ad iniziare dall’inserimento nelle Graduatorie ad esaurimento dei circa 11mila nuovi abilitati con il Tfa ordinario, dei 7mila laureati risultati idonei all’ultimo concorso a cattedra ancora non immessi in ruolo e delle tante migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno si laureano in scienze della formazione primaria. Sono tutti aspiranti docenti, in larga parte giovani e già selezionati dallo Stato, ma ai quali oggi non si dà alcuna possibilità di potere essere stabilizzati. La loro graduale assunzione a tempo indeterminato, invece, svecchierebbe il corpo docente italiano portando nuova linfa a un sistema diventato sempre più autoreferenziale.
A chiederlo al Ministro Carrozza è l’Anief, dopo che lo stesso Ministro ha detto, nel corso dell’intervista rilasciata sabato sera a Fabio Fazio su Rai3, che “si tratta di un tema da affrontare, come si è iniziato con la stabilizzazione degli insegnanti di sostegno”. Il sindacato indica con prontezza al rappresentante del Governo quale sarebbe la modalità immediata per introdurre il provvedimento: il D.L. 151/2013 Milleproroghe, in questi giorni all’esame del Parlamento. Nella parte dell’articolo 6 del decreto, dedicata alla scuola, va aggiunto un emendamento che oltre a prevedere l’inserimento dei nuovi abilitati nelle GaE, preveda anche la riduzione delle graduatorie su tre scaglioni, anziché cinque, eliminando in tal modo anche quella fascia aggiuntiva reputata incostituzionale prima dal tribunale amministrativo e poi dalla Consulta. Si tratterebbe di un provvedimento, tra l’altro, già prodotto nel decreto Milleproroghe del 2012, all’articolo 14. E, soprattutto, senza costi: anzi, trasformare questi giovani abilitati in supplenti comporterebbe un sicuro aggravio di spesa per l’erario, visto che i precari della pubblica amministrazione fanno sprecare allo Stato 700 milioni di euro l’anno per effetto della legge 92/2012, che ha introdotto le indennità AspI e mini-AspI.
“Se il tema vuole essere affrontato – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – lo si faccia finalmente con le azioni concrete. E non i con i soliti proclami. A costo di rivedere la questione a 360 gradi. Anche perché anche su questo fronte i numeri ci dicono che siamo impietosamente indietro rispetto a tutti gli altri: l’Ocse ha detto che nel 2011 nelle scuole secondare italiane di insegnanti sotto i 30 anni non c’era traccia. Ed è tutto dire che il nostro era l’unico Paese a trovarsi in questo stato”.
“I primi (800 in totale, non ancora compresi nelle statistiche) sono arrivati nell’ultimo anno – ha scritto in questi giorni “Il Sole 24 Ore” – grazie al concorsone voluto dall’ex ministro Profumo, ma rappresentano appena il 10% del totale dei vincitori della selezione”. Le assunzioni di 800 nuovi docenti under 30 non cambiano però la sostanza: rappresentano appena lo 0,1% degli oltre 800mila docenti italiani in servizio. In pratica, una goccia nel mare. E anche se si sale di una decina di anni di età anagrafica, tra i 30 e i 39, il risultato rimane misero: oggi costituiscono appena il 9% del corpo docente totale. Considerando che gli effetti nefasti della riforma Fornero devono ancora iniziare, i nostri studenti sono destinati ad avere il 90% del loro corpo docente coi capelli bianchi.