Quando il 13 aprile del 1977 venni chiamata per una supplenza di Stenografia presso un Istituto Superiore di Bologna, avevo solo diciannove anni, mi ero diplomata l’anno precedente, mi ero iscritta al neonato DAMS (indirizzo artistico) e avevo come docenti i Professori Barilli, Emiliani, De Paz, Conti, Volpe, Eco, Caroli, Gambi, Ginzburg, Anceschi, Calabrese, i migliori, pensavo che la mia strada fosse luminosa dinanzi a me; mi sarei mantenuta all’Università grazie all’insegnamento della Stenografia e avrei accumulato punteggio.
Alla Laurea è seguito il corso biennale di Specializzazione, alcune pubblicazioni, quindi esperienze lavorative nei campi del restauro e della catalogazione museale.
Ritenevo che per insegnare Storia dell’Arte fosse necessario avere buone conoscenze della disciplina e buone capacità didattiche, che ho tentato di raggiungere attraverso numerosi corsi di aggiornamento. Terminati gli studi ho iniziato ad insegnare Storia dell’Arte negli Istituti Su periori di Bologna e provincia, praticamente in tutti: professionali (del turismo, della moda, grafici), tecnici (corso ERICA), licei classici (dal ginnasio nelle sperimentazioni, oppure dalla prima liceo), liceo artistico (anche nell’indirizzo, rimpianto, dei beni culturali), nell’estinto Istituto d’Arte.
Mi sono abilitata, ho superato concorsi in altre regioni. Ora ho cinquantasette anni, il punteggio più alto d’italia, sono precaria, da trent’anni lavoro attraverso supplenze annuali e malgrado sia, ovviamente, la prima in graduatoria, quest’anno la mia disciplina non è stata neppure convocata per il conferimento degli incarichi annuali e ho ottenuto solo una supplenza di sei ore settimanali a Imola in provincia di Bologna.
Sono molto stanca ed amareggiata, in tutti gli Istituti di Bologna circolano le mie relazioni, le mie programmazioni, i miei schemi per gli studenti, le mie verifiche, i miei appunti, i miei progetti (con i musei, con il FAI), ho un’esperienza ormai storica e per fortuna ancora tanto entusiasmo, amo ciò che faccio, talvolta penso che dovrei pagare io per il lavoro che ho avuto la fortuna di svolgere, ma ora pare che tutta questa professionalità e questa energia positiva non servano più a nessuno.
In questi decenni ho visto entrare in ruolo in Storia dell’Arte colleghi dal sostegno (la maggior parte), dalle elementari, da altre discipline, dall’elenco dei perdenti posto di educazione tecnica; lateralmente mi sono passati tutti davanti, ma lavoravo e questo mi bastava convinta della mia scelta di dedicarmi solo alla disciplina che intendevo insegnare. Ma ora Storia dell’Arte è quasi scomparsa dalla scuola italiana e con essa scompare non solo il mio lavoro, ma scompaiono la memoria e l’immaginazione, la creatività e il passato.
Soppressa negli Istituti Professionali, scomparsa dal Ginnasio, ridotta nei Licei Artistici, ridimensionata negli Istituti Tecnici, in fratricida lotta con Disegno nei Licei Linguistici e dell e Scienze Umane. Gli articoli sui giornali, le raccolte di firme, le prestigiose petizioni, gli emendamenti presentati alla Camera dei Deputati, nulla è servito a fermare questo delitto. Tutti dichiarano di amare l’Arte, troppi si sentono critici e storici (l’arte in Italia è un pò come il calcio, tutti sono arbitri o allenatori titolati), tantissimi visitano mostre, musei, partecipano a convegni, incontri, visite guidate.
C’è voglia di conoscere, curiosità e partecipazione. Eppure nella Scuola questa disciplina è divenuta superflua, quasi scontata, ovvia.
La difesa della Storia dell’Arte nella Scuola è una difesa della cultura, della civiltà, la difesa di un Diritto sancito dalla nostra bella Costituzione. Come impedire gli oltraggi continui al patrimonio storico-artistico e ambientale se non con l’educazione; verrà tutelato, conservato, salvaguardato solo ciò che si conosce e si ama.
Se viene meno la conoscenza, del nostro patrimonio, già così oltraggiato, rimarranno solo rovine e musei deserti. Il documento “La Buona Scuola” del Governo Renzi propone una reintroduzione della disciplina nei licei, ma non dimentichiamo gli Istituti Professionali nei quali questa materia diviene più importante che altrove per la crescita umana e culturale degli studenti più svantaggiati, è proprio in queste scuole più difficili che ho avuto, come insegnante, le maggiori gratifiche e le sorprese più gradite.
Mi auguro che queste proposte vengano davver o realizzate e la Storia dell’Arte possa diventare un insegnamento universale e trasversale che unisce tutte le altre discipline e le arricchisce, contribuendo alla formazione di cittadini consapevoli, rispettosi, curiosi, creativi, immaginifici. L’Italia possiede non solo un ricchissimo patrimonio artistico-culturale e ambientale, ma anche le prime e migliori norme a tutela del medesimo ed è stato il primo Paese ad inserire la Storia dell’Arte quale disciplina scolastica, non distruggiamo ciò che ci può salvare.
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