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In Nigeria la dispersione scolastica si combatte con la plastica

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E se vi chiedessero così, di botto, quali sono le più grandi megalopoli del mondo, cosa rispondereste? New-York, Tokio, Rio de Janeiro? Pochi, probabilmente, indicherebbero Lagos, la capitale della Nigeria. Secondo il travel magazine K around the world, Lagos è addirittura al quarto posto, con circa sedici milioni di abitanti, nella Top 5 delle città più grandi del mondo, dopo Shangai, Karachi, Pechino e prima di Delhi.

A parte il consiglio strettamente personale di leggere le belle storie della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, che a Lagos dedica pagine straordinarie, dalla capitale della Nigeria arriva una bellissima notizia che restituisce ottimismo e speranza a una città carica di contraddizioni, in cui convivono la grande ricchezza di pochi e l’assoluta povertà di molti costretti a vivere in vere e proprie discariche a cielo aperto. Proprio in questi giorni i nostri media hanno dato visibilità al ritorno di Osimhen, capocannoniere del Napoli campione d’Italia, a Lagos, nella favela in cui è nato. Favelas che continuano a brulicare di bambini affamati e senza alcuna istruzione. Perché per uno che ottiene la sua favola, mille altri sono costretti a bruciare la loro vita in mezzo all’immondizia, ai rifiuti tossici e alla violenza.

Come racconta il sito di informazione economica Quartz, a Lagos la plastica pagherà le spese d’istruzione di molti bambini.

https://qz.com/nigerian-school-accepts-plastic-bottles-as-school-fees-1850302101

Sì, esatto, proprio la plastica che per una volta almeno avrà svolto un ruolo sociale benefico. L’idea è di Patrick Mbamarah, docente in una delle aree più povere di Lagos,  che un giorno ha la classica intuizione da ‘due piccioni con una fava’: ripulire la città dalle tonnellate di plastica che si accumulano per strada e restituire degnità a tanti bambini che non erano mai entrati in una scuola. Nasce così la Morit International School, anche nota come Green Minds Academy.

Il progetto è semplice e prevede un forte coinvolgimento delle famiglie e il partenariato con due imprese locali che si occupano di riciclaggio. I genitori dei bambini scolarizzati si impegnano a raccogliere ogni giorno quanto più possono di detriti in plastica e li consegnano alle aziende: se pensiamo che 500 bottiglie di plastica valgono 1 euro e che la retta annua per un bambino della scuola primaria è di circa 22 euro, lavorando sodo ogni famiglia contribuisce a ridare ossigeno alla città, pagando al tempo tutte le spese di istruzione di uno o più figli. Poiché l’idea di fondo del progetto è creare nuove generazioni di cittadini eco responsabili, sebbene il compito di raccogliere le bottiglie sia dei genitori, ogni alunno è tenuto a portare a scuola cinque bottiglie di plastica al giorno.

Gabriele Ferrante

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