Applicando quota 100 e reintroducendo le pensioni di anzianità con 41 anni di contributi “credo che noi rischiamo di fare passi indietro”: è categorica l’ex ministra del Lavoro, Elsa Fornero, nel commentare l’intenzione del nuovo Governo M5S-Lega di intervenire sulla ‘sua’ riforma delle pensioni, approvata nel 2011 ed ancora non a regime per via dell’introduzione progressiva dell’innalzamento delle soglie di addio al lavoro.
Partecipando ad un incontro al Festival dell’Economia di Trento, la Fornero ha ribadito il concetto espresso qualche giorno fa, scagliandosi contro “l’idea che questo sia l’anno zero”, sostenendo che pensare di ricominciare “da capo è non solo ingenuo ma anche fuorviante: serve una linea di continuità con le cose buone, e la linea di continuità sulle pensioni è dire che modifichiamo ciò che è modificabile. Ma tornare indietro solo per issare una bandiera issata anche impropriamente in campagna elettorale è un rischio per il Paese”.
Secondo l’ex ministra del Governo Monti, “non basta amare il popolo per trovare le risorse: ci vuole anche capacità di leggere i vincoli del sistema economico”. Rivedere la riforma introdotta nel 2011 ha “costi economici e sociali proibitivi”, così come sono “già molto elevati i costi per la quota 100 e il ripristino della pensione di anzianità”. Bisogna chiedersi “se siamo davvero convinti che non ci siano altri settori che hanno bisogno urgente di risorse”.
Poi ha aggiunto: “non è con una promessa pubblica di pensione a 40 anni che si risolvono i problemi. Serve di lavorare sull’istruzione, sulla formazione e sul lavoro”.
“Il nostro unico Nobel dell’economia Franco Modigliani è stato il primo, con la teoria del ciclo di vita, a fare vedere che il pensionamento è il seguito dell’attività di lavoro, che a sua volta è il seguito della formazione, che ora talvolta s’interseca”.
La Fornero, da pochi mesi in pensione, ha detto poi di avere “apprezzato le due forme di Ape” introdotte dal centrosinistra nell’ultima legislatura. L’ape social significa introdurre una forma di assistenza per anticipare l’uscita per le categorie disagiate. É troppo poco quello che è stato fatto? Ma non era una idea sbagliata. Si chiama assistenza, si è gridato per tanto tempo e ancora adesso che si deve separare la previdenza con l’assistenza e con l’Ape social si è fatto. Ricomincerei di là perché reintrodurre una pensione di anzianità significa tornare indietro”.
Altrimenti, ha aggiunto, “quel qualcosa che si è guadagnato rischia di essere buttato alle ortiche”.
In ogni caso, ha concluso, “Ogni riforma è perfettibile, tanto più se fatta in venti giorni”, riferendosi a quella previdenziale introdotta quando era ministra.
Tuttavia, le modifiche non dovrebbero riguardare il sesso femminile, per il quale in tanti rivendicano trattamenti diversificati per via dei carichi di lavoro familiari che deve comunque portare avanti ogni lavoratrice.
“Per le donne non voglio la compensazione a posteriori, ma la parità di trattamento a priori – ha detto la Fornero – perché si continua a giustificare le differenze di età pensionistica con doppio lavoro delle donne, quello in casa”, ma “non è detto che ora sia così: oggi le generazioni nuove distribuiscono in casa il lavoro in modo diverso”. Poi ammette di essere stata costretta a non precedere all’equiparazione d’età immediata. “Io non avevo potuto equiparare le età, perché bisogna farlo gradualmente”.
Contro la presenza dell’ex ministra del Lavoro, si sono presentati alcuni manifestanti appartenenti al sindacato di base multicategoriale (Sbm): il gruppo di contestatori ha aperto uno striscione nei pressi dell’ingresso del teatro Sociale con la scritta “Fornero, di lavoro si muore perché di lavoro precario si vive”. Fornero è stata definita dai manifestanti “l’ex ministra del disastro sociale, diretta responsabile delle peggiori controriforme sulle pensioni e sul mercato del lavoro, mai conosciute nella storia della repubblica italiana”.
Chi continua a pensarla come la Fornero è l’ex commissario alla spending review Carlo Cottarellli, anche lui presente al Festival dell’economia di Trento: “Io ho più volte detto che secondo me non possiamo avere una riforma che ci fa spendere di più in termini di pensioni. Credo che quello sia un problema”.
“Si possono fare aggiustamenti alla legislazione anche per categorie che sono particolarmente a disagio. Ma spendiamo purtroppo già troppo”, ha concluso l’economista incaricato da Mattarella per qualche giorno di formare un governo tecnico, prima di lasciare il testimone al professore Giovanni Conte.
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