Il Governo M5S-Lega è ad un passo dal compiersi, tra poche ore il nuovo esecutivo giurerà dinanzi al presidente Mattarella, che ha già ricevuto la lista dei nuovi ministri. Intanto, però, l’Inps mette le mani avanti: la riforma Fornero non si tocca. A ribadirlo è stato presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, Tito Boeri, parlando all’inaugurazione del 13esimo Festival dell’Economia: secondo Boeri, se si dovesse introdurre quota 100 e la riduzione delle pensioni di anzianità a 41 anni, il debito salirebbe in modo impetuoso, mettendo a “repentaglio” i conti pubblici e facendo schizzare lo spread chissà sino a quali cifre record.
Insomma, quella delle pensioni sembra rappresentare una bella “patata bollente”, da gestire subito, in avvio di mandato. Perché i lavoratori attorno ai 60 anni, tantissimi della scuola, circa 100mila docenti, e quasi 50mila Ata, stanno facendo il tifo per l’approvazione del provvedimento previsto dal contratto di Governo sottoscritto tra grillini e leghisti.
Solo che secondo il presidente Inps “le proposte costano più di quanto si dice”: “l’abolizione della Fornero porta un aumento del debito implicito fino a 100 miliardi”. La quota 100 indicata nel contratto di governo in via di attuazione, nei calcoli dell’Inps, avrebbe un costo immediato di 15 miliardi l’anno che arriverebbe a 20 miliardi a regime.
Poi il responsabile della previdenza nazionale approfondisce il concetto: “Se continuiamo a spendere ancora di più nelle pensioni e non pensiamo alle emergenze sociali”, dall’aumento della povertà a chi perde il lavoro “agli interrogativi di cui discutiamo qui, cioè la tecnologia e lo spiazzamento di lavoro, ecco che mettiamo davvero a repentaglio i nostri conti pubblici e rischiamo di gonfiare ulteriormente il nostro debito pubblico”.
Il concetto è chiaro. A pensarla così, tra l’altro, è anche Carlo Cottarelli, giunto ad un passo dall’allestire personalmente un governo tecnico traghettatore fino alle elezioni. L’ex commissario alla spending review, in linea con Tito Boeri, ha spiegato che ridurre gli anni di accesso alla pensioni costerebbe fino a 20 punti di Pil e che cancellando la riforma Fornero non sarebbe sufficiente, perchè bisognerebbe anche abolire la norma legata all’aspettativa di vita, approvata da uno degli ultimi governi Berlusconi.
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