Prosegue l’iter per l’approvazione del Trattamento di fine servizio ai dipendenti pubblici – quindi anche docenti, Ata e presidi – da assegnare subito dopo la fine della loro carriera lavorativa, attraverso il supporto del sistema bancario: si tratta di una modalità innovativa, che supera l’attesa media di due-tre anni per vedersi accreditare il Tfs, pure rate, (con il caso limite di chi esce dal pubblico impiego con ‘Quota 100’, che deve attendere per ottenere la liquidazione sette anni, ovvero cinque per arrivare a 67 di età, più il biennio ulteriore che devono attendere tutti).
Dopo il via libera del Consiglio di Stato al decreto-legge n. 4 del 4 gennaio 2019 proprio sulla misura di anticipo della “buonuscita”, lo scorso 7 agosto la ministra per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, ha firmato l’accordo con le banche per l’anticipo fino a 45 mila euro netti: la somma, in pratica, verrà accreditata sotto forma di prestito agevolato.
Lo stesso giorno anche l’Abi ha sottoscritto l’accordo quadro per l’anticipo del Trattamento di fine servizio e del trattamento di fine rapporto dei dipendenti pubblici ed ha immediatamente emanato un’apposita circolare alle banche associate che operano nel territorio nazionale.
I due importanti passi in avanti, tuttavia, non corrispondono all’epilogo dell’iter di approvazione: mancano, infatti, ancora le firme del ministro del Lavoro e del ministro dell’Economia e delle Finanze.
Subito dopo, l’Inps potrebbe già accettare le domande di richiesta certificazione “buonuscita” da consegnare alla banca convenzionata presente nell’accordo Abi.
La notizia del prossimo avvio di parte della buonuscita assegnata a ridosso del pensionamento non sembra tuttavia soddisfare tutti: secondo Massimo Battaglia, segretario generale della Confsal Unsa, “i lavoratori del pubblico che vanno in pensione hanno diritto alla liquidazione. non a un prestito bancario sui cui bisogna comunque pagare interessi. Alcune banche già lo fanno all’1% e scendere è difficile”, ha detto Battaglia, replicando così alla ministra della P.A., Fabiana Dadone, invece positiva sulla formula del prestito bancario.
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