L’anticipazione della Tecnica della Scuola era corretta: i lavoratori della scuola potranno aderire a quota 100 facendo valere tutto il 2019, sua per raggiungere i 38 anni di contributi, sia per compiere i 62 anni di età.
La conferma ufficiale è giunta il 1° febbraio, all’interno della Circolare Miur 4644 su “Cessazioni dal servizio del personale scolastico dal 1° settembre 2019 a seguito delle disposizioni in materia di accesso al trattamento di pensione anticipata introdotte dal decreto-legge 28 gennaio 2019, n.4. Indicazioni operative”.
Viene ribadito, quindi, quanto già indicato, seppure in forma generale, nel decreto approvato ad inizio 2019 dal CdM, nel quali si riportava che “per il personale del comparto Scuola ad Afam si applicano le disposizioni di cui all’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449”.
Il riferimento è al testo di legge di 21 anni fa, il quale prevedeva che “per il personale del comparto scuola resta fermo, ai fini dell’accesso al trattamento pensionistico, che la cessazione dal servizio ha effetto dalla data di inizio dell’anno scolastico e accademico, con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell’anno”.
Ora, la circolare Inps del 1° febbraio sulla scuola, come già scritto dalla nostra testata, riporta nel dettaglio i requisiti necessari e le indicazioni operative per aderire alle varie forme di pensionamento anticipato. A partire dalla tempistica della domanda, che potrà essere presentata on line dal 4 al 28 febbraio prossimi attraverso il sistema Polis.
Il passaggio della circolare Inps che deroga la scuola dagli altri dipendenti pubblici, è quella parte che “prevede la possibilità di accedere alla pensione anticipata per il personale del comparto scuola in possesso di uno dei seguenti requisiti al 31 dicembre 2019: l’articolo 14, comma 1, prevede la possibilità di conseguire il diritto alla pensione anticipata al raggiungimento di un età anagrafica di almeno 62 anni e di un anzianità contributiva minima di 38 anni ( cd. pensione quota 100); l’art. 15, comma 1, innovando l’art. 24, comma 10, del decreto legge 6 dicembre 2011 n. 210, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, consente l’accesso alla pensione anticipata se risulta maturata un’anzianità contributiva di 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. In tali casi è, anche, consentito chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo parziale con contestuale attribuzione del trattamento pensionistico, purché ricorrano le condizioni previste dal decreto 29 luglio 1997, n. 331 del Ministro per la Funzione Pubblica”.
Questa postilla, che permetterà di far valere pure i quattro mesi tra settembre e dicembre 2019, non è di poco conto: sono diverse migliaia i docenti e Ata che, infatti, attendevano di questa precisazione per rientrare nel doppio requisito 62 anni di età e 38 di contributi.
Il possesso dei requisiti per aderire a quota 100, per i dipendenti della scuola non comporterà un accesso sicuro alla pensione: per molti rimane il dubbio della decurtazione dell’assegno di quiescenza, per via della mancata contribuzione degli ultimi anni.
I sindacati però, ritengono, che la risposta sarà buona. Per la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, si prevede un “esodo dalla scuola di oltre 30 mila” lavoratori.
Secondo Pino Turi, leader della Uil Scuola, “almeno 20 mila docenti saranno interessati a quota 100: c’è una emergenza. Occorre che l’amministrazione metta mano ad una fase transitoria, con un percorso accelerato per i precari che hanno maturato almeno 36 mesi di servizio e consentire un loro reclutamento rapido. Solo così potremo garantire la continuità didattica e non avere troppi buchi di organico”, ha detto all’Ansa
“È responsabilità del governo trovare una soluzione rapida: quota 100 accelera l’emergenza di vuoti nel mondo della scuola”, ha concluso Turi.
Dello stesso avviso è Rino di Meglio, coordinatore della Gilda Insegnanti: “Con quota 100 sicuramente se ne andranno molti colleghi insegnanti, siamo preoccupati, questo esodo significherà ulteriori vuoti di organico nella scuola mentre rimane il problema della precarietà”.
“Ci auguriamo – conclude Di Meglio – che il meccanismo dei concorsi si metta in moto ma la macchina è lenta e sicuramente non si potranno colmare i vuoti per l’inizio del prossimo anno scolastico a settembre, è matematicamente impossibile”.
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