Sugli accessi alle pensioni da rivedere, il Governo M5S-Lega rischia di trovarsi solo contro tutti. Se l’Inps, che gestisce il sistema in Italia ha già da tempo messo in guardia il progetto di controriforma prodotto dai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sostenendo che per cancellare la legge Monti-Fornero servirebbero 15 miliardi l’anno a regime anche 20 miliardi, ora a mandare un chiaro segnale negativo è anche la Banca centrale europea.
La Banca centrale europea: elevato rischio di cancellazione
In una nota contenuta nel bollettino economico in un articolo, del 28 giugno, dedicato all’invecchiamento della popolazione e ai costi previdenziali, la Bce scrive: “In alcuni Paesi (per esempio Spagna e Italia) sembra esserci un elevato rischio che le riforme delle pensioni adottate in precedenza siano cancellate”.
Il messaggio da parte della banca europea è evidente: i benefici per la collettività derivanti dallo spostamento progressivo delle soglie di accesso al pensionamento, che dal prossimo 1° gennaio 2019, condurranno alla pensione di vecchiaia non prima dei 67 anni compiuti e a quella di anzianità oltre i 43 anni di contributi, non possono essere ridimensionati.
Cosa faranno M5S e Lega? Si va avanti ma con limitazioni
Ora, bisogna vedere se Di Maio e Salvini intendono reggere alle pressioni che arrivano da Francoforte. Oppure, come probabile, introdurre comunque Quota 100 e Quota 41, promesse in campagna elettorale e ribadite nel programma di governo, ma con delle limitazioni: come i 64 anni di età anagrafica per accedere a Quota 100; o come la limitazione dell’assegno di quiescenza per coloro che accedono a Quota 41.
Due eventualità che, questo è sicuro, non sarebbero gradite della vasta platea di lavoratori che negli ultimi mesi hanno sostenuto M5S e Lega proprio per l’intenzione di smontare la Legge Fornero.
Il Governo italiano fa sul serio
Tuttavia, va anche detta un’altra cosa: “l’alto rischio” di cui parla la Bce sul dietrofront che ha intenzione di portare avanti l’Italia, dimostra che effettivamente c’è la volontà da parte del nostro Governo di rivedere il sistema pensionistico nazionale.
E questo è un punto che, invece, i lavoratori italiani gradiscono non poco, a partire dai 150mila della scuola pronti a lasciare il lavoro in caso di approvazione di Quota 100 senza vincoli.
Boeri sui vitalizi: l’Inps ha pagato contributi ai parlamentari, somme rilevanti
Intanto, sempre in tema pensioni, ha parlato il presidente dell’Inps, Tito Boeri: in un’intervista al Gr1, ha detto che il taglio dei vitalizi ” non è un provvedimento simbolico”.
” Nel 2015 – ha ricordato – proponemmo un intervento su vitalizi più pensioni superiori ai 5 mila euro. Qui mi sembra che si intervenga anche al di sotto di questa soglia “.
Alla domanda su quale sia l’altro settore su cui intervenire per tagliare i costi della politica, Boeri ha replicato che è quello dei contributi figurativi: “Ci sono oltre 1.300 ex parlamentari che nel periodo in cui ricoprivano cariche elettive erano in aspettativa. A costoro i contributi datoriali sono stati pagati dall’Inps. Parliamo di persone che guadagnavano anche 100 mila euro. Noi come Inps abbiamo versato e versiamo – in termini di contributi figurativi – il 24 per cento di queste retribuzioni. Tutto questo moltiplicato per 5 anni. Si tratta di una somma rilevante”, ha concluso Boeri.