In Italia ci sono oltre 400mila pensionati che percepiscono l’assegno di quiescenza da almeno 38 anni: lo dicono gli Osservatori statistici dell’Inps, attraverso uno studio nazionale aggiornato all’inizio del corrente anno. In base ai dati forniti, risultano ancora 355.335 pensioni private e 51.607 pubbliche, con ovvi vantaggi significativi rispetto ai contributi versati.
Si includono naturalmente solo le pensioni di vecchiaia, anzianità e superstiti mentre sono escluse invalidità e assegni sociali.
Se si calcolano invece gli ultimi 30 anni (quindi le pensioni liquidate dal 1988 o prima), sono oltre 1,7 milioni le pensioni assegnate.
Ma il dato più sconcertante è un altro: riguarda l’età media dei lavoratori quando hanno lasciato il lavoro prima del 1980. Per i dipendenti pubblici era di 49 anni per la vecchiaia e di addirittura di 45,7 per i trattamenti di anzianità contributiva. Per i superstiti ‘da assicurato’ era di 41,1 anni mentre per i superstiti da pensionato era di 45 anni.
Sulla media, così distante da quelle attuali, pesano non poco le pensioni “baby” e quindi delle uscite dal lavoro con 20 anni di contributi o meno (se non 14 anni sei mesi e un giorno per le donne con due o più figli).
Per i pensionati del settore privato l’età era un po’ più alta per i trattamenti di vecchiaia (compresa l’anzianità), con 54,5 anni, mentre è più bassa per i superstiti con appena 40,2 anni al momento della liquidazione della pensione.
Ma quanto percepiscono oggi quei pensionati “baby” o che comunque hanno lasciato la loro professione così presto? Se per le pensioni del settore privato l’importo medio degli assegni liquidati prima del 1980 è oggi sotto ai mille euro al mese (818 euro mensili i trattamenti di vecchiaia, 529 euro quelli ai superstiti), per le pensioni del settore pubblico l’importo medio è tutt’altro che trascurabile: supera i 1.650 euro mensili per i trattamenti di vecchiaia e i 1.466 euro per quelli di anzianità.
Per le pensioni ai superstiti da assicurato risalenti a prima del 1980 la pensione media ammonta a 1.134 euro mentre gli assegni ai superstiti da pensionato valgono 1.200 euro al mese in media.
Insomma, quando si guarda con attenzione all’altisonante spesa previdenziale, forse bisognerebbe considerare in modo più opportuno l’incidenza di tali genere di pensioni. E non considerare, come unica soluzione al problema, la forte penalizzazione dei lavoratori che non hanno avuto la fortuna di lasciare il lavoro prima di 50 anni.
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