Una storia assurda quella raccontata nelle pagine de Il Fatto Quotidiano. Una docente in pensione da due anni, di 70 anni, è stata chiamata per il tanto agognato posto in ruolo in quanto iscritta da anni nelle Gps. La donna, oggi tornata nel suo paese, in Campania, ha insegnato nelle scuole di Rimini facendo l’insegnante di sostegno alle superiori.
La docente nel 2018 aveva fatto anche il concorso e proprio da quell’elenco è stata “ripescata” per la proposta di una cattedra a tempo indeterminato. Peccato che abbia già raggiunto la pensione. La cattedra che le è stata proposta, come se non bastasse, è in un istituto di Salerno, a un’ora e mezza da casa. Contattata dal fatto.it la signora ha preferito non commentare, seppur ammettendo la ricostruzione fatta.
“Se n’è andata dal mondo del lavoro da precaria – spiega Simonetta Ascarelli, segretaria provinciale Flc Cgil di Rimini – senza ricostruzione di carriera; priva di un inquadramento rapportato all’anzianità; senza un minimo di diritti economici. È un’ingiustizia”. La procedura automatizzata ha fatto il suo lavoro, sulla carta.
“Certo è – continua la segretaria provinciale della Flc Cgil di Rimini – che questa vicenda è il simbolo di come la forma di reclutamento nel mondo della scuola debba essere modificata. In Italia, facciamo pochi concorsi e pure male. L’amministrazione deve definire le competenze, la preparazione tecnica ma anche pedagogica; va costruita una procedura certa, con concorsi ogni due anni. Quest’anno avremo trenta mila posti vacanti che andranno a precari che spesso non prenderanno le cattedre per motivi famigliari. In questi giorni sto avendo a che fare con molte madri di famiglia, con figli di due-tre anni, che non se la sentono di lasciare Rimini per andare a insegnare a Reggio Emilia”, ha concluso con amarezza.
Abbiamo trattato due casi molto simili di recente; abbiamo parlato di una docente 65enne che ha ottenuto finalmente la cattedra di ruolo ma l’ha rifiutata in quanto lontana da casa. Piuttosto che fare la pendolare la donna ha scelto l’incarico annuale a tempo determinato in una scuola vicino a casa.
Qualche giorno fa ci siamo anche occupati di un altro docente che andrà in pensione da supplente, un prof di musica e sostegno che è rimasto in una condizione di precariato per tutta la sua carriera scuola, fino al raggiungimento della pensione, a 67 anni, con lo stesso stipendio, pari a 1500 euro, di ingresso.
Quest’ultimo ha fatto una critica all’intero sistema: “Gli insegnanti sono tutti uguali per la comunità scolastica, anzi le mansioni sono identiche anche gli incarichi aggiuntivi, ma la vera situazione dei precari è oscura alle famiglie, si tratta di un bel risparmio per lo Stato perché gli scatti di anzianità non corrono, i miei colleghi vanno in pensione con 3-400 euro in più, ma tutto questo subire viene accettato dai giovani che non si ribellano”.
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