Si allontana sempre più la soglia da raggiungere per andare in pensione: come se non bastasse la “stretta” imposta con la riforma Fornero, tra un anno, dal 1° settembre 2016, saranno necessari quattro mesi ulteriori.
L’incremento, anticipato a fine 2014 dalla stampa nazionale, è contenuto nel decreto del ministero dell’Economia, pubblicato nell’ultima Gazzetta Ufficiale dell’anno che ci siamo messi alle spalle.
I requisiti d’età per le diverse categorie, lavoratori del pubblico o del privato, uomini e donne, saranno così spostati in là di una stagione, ma le novità non si fermano qui: viene aggiornato anche il sistema delle quote, che vigeva per tutti prima dell’arrivo della riforma Fornero e che ora resta in piedi per determinati target, tra cui però ci sono anche gli esodati, nonché i prepensionati del pubblico impiego. Per loro da gennaio del prossimo anno il diritto all’uscita verrà conquistato solo una volta raggiunta quota 97,6.
Perché questo ulteriore inasprimento? Il motivo è sempre lo stesso: si vive sempre più a lungo, il sistema previdenziale non può reggere e quindi si proroga l’uscita dal lavoro. L’allineamento dei requisiti per la messa a riposo è d’altra parte previsto per legge: una normativa del 2010, dell’ultimo Governo Berlusconi, ha previsto che l’adeguamento triennale. Il primo, scattato ad inizio 2013, ha innalzato i requisiti di tre mesi, il prossimo li porterà ancora più avanti di quattro,
“Il che significa – scrive l’Ansa – che dal 2016 per gli uomini le pensioni di vecchiaia scatteranno a 66 anni e sette mesi (oggi 66 anni e tre mesi), così anche per le donne che lavorano nella Pubblica Amministrazione. Per le dipendenti del privato invece l’asticella si alzerà a 65 anni e sette mesi (da 65 anni e tre mesi), mentre per le autonome il nuovo limite sarà di 66 anni e un mese (da 65 anni e 9 mesi)”.
Ma ci sono novità anche per chi esce dal mondo del lavoro seguendo le vecchie regole norme, in sostanza si tratta dei salvaguardati, o più comunemente “esodati”: in questo momento per loro è necessaria quota 97,3, ma dal primo gennaio 2016 si sale di 0,3 punti. Un aggiustamento che vale, pur se solo per questione di giorni, anche gli esodati, visto che, per ora, i termini per potere accedere alle tutele scadono il sei gennaio del 2016. In caso di provvedimento ad hoc, sopraggiunto nel frattempo, il ‘conguaglio’ sembra non risparmiare i ‘Quota 96, che avevano raggiunto i requisiti pre-Fornero entro il 2012 e che invece sono stati bloccati ormai da due anni e mezzo.
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A fianco dei dipendenti si schiera la leader della Cgil, Susanna Camusso: “siamo scesi in piazza per chiedere politiche concrete per il lavoro e per dire di no a norme che il lavoro non lo aiutano, che non aiutano i giovani e non danno risposte nemmeno alle troppe persone rimaste bloccate dalla riforma Fornero”, ricorda il segretario generale di Corso d’Italia. E avverte: “Ci aspetta un anno complesso, fatto di altre battaglie”.
Duro il commento della Lega Nord, che con capogruppo leghista alla Camera, Massimiliano Fedriga, sintetizza con un “vergogna” le ultime novità sulle pensioni: “Governo Renzi senza ritegno, aumenta di quattro mesi l’accesso alle pensioni e di tre mesi per gli esodati. Continuano a fregare i soldi dalle tasche dei più deboli”.
Tra lo stizzito e l’ironico è il commento di Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir: “in sordina, come ultimo regalo dell’anno sono computati altri quattro mesi. Per i giovani tutto ciò è un disastro, a dispetto della parità retributiva e contributiva. Proprio su questo aspetto Anief valuterà se adire le vie legali”.
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