Sta facendo discutere una disposizione inserita nella ordinanza della Regione Piemonte del 5 marzo scorso con cui si prevede una specifica regola per l’uso dei parchi e dei giardini pubblici da parte di bambini e ragazzi, ma anche di altri cittadini.
L’ordinanza prevede esattamente che “a far data dal 9 marzo 2021, non è consentito l’utilizzo delle aree attrezzate per gioco e sport (a mero titolo esemplificativo, aree attrezzate con scivoli ed altalene, campi di basket, aree skate) in aree pubbliche e all’interno di parchi, ville e giardini pubblici, fatta salva la possibilità di fruizione da parte di soggetti con disabilità”.
Senza voler ironizzare più di tanto nei confronti di chi ha “ideato” questa disposizione che per ora vale vale fino al 20 marzo, c’è da osservare che in tal modo, al di là delle migliori intenzioni, potrà accadere che i giardini pubblici di molte città piemontesi diventino delle vere e proprie “riserve indiane” frequentate esclusivamente da bambini con sindrome di down o di autismo.
C’è da chiedersi se l’aver sostituito il termine “handicappato” con “disabile” o meglio ancora “diversamente abile” sia servito davvero a far crescere nel Paese la cultura (e soprattutto la pratica dell’inclusione) o non sia piuttosto una sgradevole forma di ipocrisia.
Sarà anche vero che siamo il Paese d’Europa con la miglior legislazione in fatto di inclusione scolastica, ma “scivoloni” del genere, secondo noi, non depongono a favore di questa nostra tradizione (e forse Franca Falcucci non sarebbe particolarmente fiera di una ordinanza del genere).
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