Nonostante l’Usr avesse chiesto 553 docenti aggiuntivi al ministero, per far fronte all’aumento di studenti, che saranno 1500 in più, il Miur ha risposto picche. Siccome in Piemonte le scuole sono poco più di 560, è come se in media mancasse circa un docente in ognuna di esse. E ora i sindacati hanno dichiarato lo stato d’agitazione e intendono fare azioni di protesta.
Oltre agli insegnanti, mancano anche bidelli e personale amministrativo. Ma qui c’è un distinguo da fare. L’ufficio scolastico regionale può autorizzare i «posti in deroga», cosa che ha fatto, autorizzandone 370 (ma ne mancherebbero altri 200).
Ma, scrive La Stampa, non ci sono buone notizie neppure sul fronte del concorsone per l’immissione in ruolo dei docenti. La macchina delle nomine procede a rilento e c’è il concreto rischio che molte cattedre a settembre saranno scoperte in attesa dei supplenti. I problemi sono due. Da un lato ci sono i posti rimasti vacanti: impossibile dire quanti perché le selezioni non sono concluse, ma a giudicare dal numero elevato dei bocciati (che poi saranno ripescati come supplenti) saranno centinaia e centinaia.
{loadposition corso-cooperative-learning}
Qualche esempio: per il sostegno alla scuola dell’infanzia c’erano 97 posti a bando, ma su 200 candidati ne sono stati promossi 66. Alla primaria, per 378 posti c’erano 330 candidati e i promossi sono stati 130. Il secondo problema è quello delle «assegnazioni provvisorie» e si ricollega al fenomeno dei trasferimenti dei docenti dal Sud nelle scuole del Nord, che alcuni prof definiscono «deportazione». Chi è diventato di ruolo potrebbe chiedere di tornare – provvisoriamente – a casa al Sud: così sarà necessario nominare un supplente.