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In Puglia alunni a casa fino al 24 novembre, nemmeno il Tar chiarisce se è giusto: non si può. Anzi sì: prima la salute

La decisione della Campania e della Puglia di chiudere l’attività didattica in presenza di tutte le scuole non è piaciuta alla ministra Lucia Azzolina. E nemmeno diversi genitori. Come avevamo avuto modo di scrivere qualche giorno fa, la titolare del MI aveva detto, tra le altre cose, che  le madri degli alunni devono andare al lavoro e possono lasciare i figli a scuola perché sono luoghi sicuri. Il Comitato Priorità alla Scuola, con all’interno una folta rappresentanza di madri e padri di alunni, si è detto pronto ad organizzare in tutta Italia azioni per impedire la chiusura delle scuole. Alcuni genitori, però, sono subito passati alle vie di fatto, ricorrendo ai giudici amministrativi e chiedere così la sospensione delle ordinanze dei governatori. I giudici, però, non sembrano pensarla allo stesso modo. Anzi, solo una parte. Perchè nella stessa giornata, venerdì 6 novembre, dal Tar della Puglia sono stati pronunciati due pareri diametralmente opposti.

Il Tar: l’ordinanza Emiliano interferisce con il Dpcm

Nel primo caso, avviato dal Codacons con un gruppo di genitori, il Tar pugliese ha accolto la richiesta di sospensione dell’ordinanza del governatore Emiliano. Perchè, ha detto il tribunale, nella Regione Puglia, c’è uno scenario di rischio contagi di tipo 3, più grave di quello della Campania, che è di tipo 2. Del resto, la Puglia risulta tra le 13 regioni che sta già utilizzando i posti letto di terapia intensiva che dovrebbero essere dedicati ai pazienti non Covid-19.

Nello specifico, nella Terza Sezione del TAR di Puglia “l’ordinanza del Presidente della Regione Puglia con cui è stata disposta la didattica integrata per tutte le scuole di ogni ordine e grado sul territorio regionale, ad eccezione dei servizi per l’infanzia, interferisce, in modo non coerente, con l’organizzazione differenziata dei servizi scolastici disposta dal sopravvenuto DPCM 3 novembre 2020“.

Il Dpcm, ha scritto il Tar, “colloca la Puglia tra le aree a media criticità (c.d. “zona arancione”) e persino per le aree ad alta criticità (c.d. “zone rosse”) prevede la didattica in presenza nelle scuole elementari”.

“Tante scuole e alunni non pronti per la Dad”

Secondo il Tar, inoltre, dalla motivazione del provvedimento regionale di cui il Codacons ha chiesto l’annullamento, “non emergono ragioni particolari per le quali la Regione Puglia non debba allinearsi alle decisioni nazionali in materia di istruzione”.

“Come dedotto dai ricorrenti – si legge nel provvedimento – vi sono in Puglia molte scuole e molti studenti non sufficientemente attrezzati per la didattica digitale a distanza, di guisa che l’esecuzione del provvedimento impugnato si traduce in una sostanziale interruzione delle attività didattiche e dei servizi all’utenza scolastica”.

Il tribunale regionale, quindi, “ritenuto che il rilevato profilo di inadeguatezza del sistema scolastico pugliese ad attivare subito la DAD costituisce ragione di urgenza per la quale si deve disporre la misura cautelare interinale”, ha accolto la richiesta del Codacons e ha sospeso l’esecutività del provvedimento impugnato.

Ha inoltre fissato per il 3 dicembre prossimo la trattazione del giudizio cautelare collegiale.

Il Codacons: intervenite sui trasporti

Il Codacons di Lecce ha subito esultato. “Speriamo ora che la Regione Puglia voglia adeguatamente riconsiderare la propria posizione allineandosi ai complessi parametri fissati dal Governo per la definizione delle criticità epidemiologiche nelle varie zone del paese consentendo agli studenti salentini la regolare ripresa della didattica”.

“Vogliamo – ha detto ancora l’associazione – che sia tutelato l’interesse degli studenti alla prosecuzione di una didattica che se persa sarà persa per sempre, così come vogliamo la tutela della salute dei ragazzi attraverso la rigorosa applicazione dei protocolli di sicurezza”.

Per il Codacons “il problema non sono le strutture scolastiche o le scuole ma il complesso mondo che gira intorno ad esse, in primo luogo i trasporti pubblici”. Servivano azioni “sulla gestione dei trasporti consentano ai ragazzi di arrivare a scuola in piena sicurezza, oltre agli interventi in materia di chiusura e/o limitazione di esercizio delle strutture ricreative, etc”.

Sasso (Lega): tamponi per studenti e prof

Per il leghista Rossano Sasso, membro della Commissione Cultura della Camera, ha detto che “alla fine la magistratura interviene sulla diatriba tutta interna alla maggioranza giallorossa sulle scuole pugliesi. Il Tar Puglia ha certificato, in un sol colpo, il fallimento delle politiche della grillina Azzolina e delle decisioni del piddino Emiliano. Emiliano ed Azzolina ora la smettano di litigare e facciano qualcosa per gli studenti pugliesi. Il Ministro Azzolina si renda conto che il Tar ha annullato l’ordinanza della Regione Puglia, predisponendo la riapertura delle scuole, soprattutto perché tanti studenti pugliesi non sono raggiunti dalla DAD”.

“Anziché sperperare denaro pubblico in cose inutili, faccia stanziare dal suo Ministero più risorse per tablet e connessioni veloci. Emiliano, da parte sua, si sforzi di migliorare il servizio di trasporto pubblico e soprattutto, predisponga un piano massiccio di tamponi antigenici per studenti ed insegnanti”, ha chiosato Sasso.

L’altra sentenza del Tar: prima la salute

Alcune ore dopo, però, un’altra sezione del Tar della Puglia, quella di Lecce, ha deciso di accogliere una istanza simile, respingendo una seconda richiesta di sospensione dell’ordinanza della Regione Puglia di chiusura delle scuole presentata da sedici genitori salentini.

In questo secondo caso, il tribunale ha ritenuto “prevalente” il diritto alla salute su quello allo studio, fissando l’udienza collegiale di merito al 25 novembre, il giorno dopo la scadenza dell’ordinanza regionale che da fine ottobre ha disposto la didattica a distanza in tutte le scuole della regione.

Il presidente del Tar salentino ha rigettato la domanda cautelare “ritenuto che il necessario contemperamento del diritto alla salute con il diritto allo studio nella attuale situazione epidemiologica vede prevalere il primo sul secondo, comunque parzialmente soddisfatto attraverso la didattica a distanza, attesa la necessità, in ragione del numero complessivo dei contagi, da apprezzare tenendo conto della capacità di risposta del sistema sanitario regionale, di contenere il rischio del diffondersi del virus”.

Il Tribunale amministrativo ritiene, inoltre, che poiché “il provvedimento impugnato ha una efficacia temporale limitata”, fino al 24 novembre, “suscettibile anche di riduzione in base alla valutazione dell’impatto delle misure assunte sull’evolversi della situazione epidemiologica”, “le prioritarie esigenze di tutela della salute possano giustificare un temporaneo sacrificio sul piano organizzativo delle famiglie coinvolte”.

I parlamentari pugliesi: non si capisce più nulla

Sulla doppia sentenza sono quindi intervenuti alcuni parlamentari pugliesi di Forza Italia: “Con le sentenze odierne delle due sezioni del TAR, che hanno assunto posizioni opposte, la scuola in Puglia è nel caos totale e per responsabilità esclusiva di Emiliano. Il governo Conte intervenga a dirimere la questione perché i cittadini, persone offese di queste follie, non ci capiscono più niente“.

“Chiediamo all’esecutivo di fare chiarezza – hanno continuato i rappresentanti locali di Fi – laddove persino i giudici amministrativi si dividono, prendendo strade diametralmente opposte su scelte originali quanto incomprensibili. È necessario, a questo punto, che si assumano la responsabilità di ogni decisione il presidente del Consiglio dei Ministri, anche compulsando il presidente della Regione Puglia ed il ministro degli Affari Regionali, che presiede anche la Conferenza Stato-Regioni. Lo facciano immediatamente”, hanno concluso i parlamentari pugliesi di Fi.

Alessandro Giuliani

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