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In rete gli strafalcioni dei professori d’Italia

Sul numero 4 de “La Tecnica della Scuola” abbiamo parlato del misterioso John Beer (vedi pure intervista sul numero 11) e dei suoi quattro bestseller ironici sulla scuola, sugli studenti e sugli insegnanti. Un attento e premuroso abbonato di Nola ci ha suggerito di citare “a mo’ di controllare, il libretto (a cura de ‘gli studenti di Comix’) intitolato ‘Sputtana il prof’, edito da Mondadori”.
Non abbiamo potuto che cogliere  l’invito, sempre attenti come siamo a dare ai nostri lettori un’informazione che sia più ampia e variegata possibile.
Il volume in questione, in attesa di una seconda ristampa e quindi per il momento esaurito nelle librerie, raccoglie tutta una serie di strafalcioni che i professori d’Italia hanno pronunciato durante le spiegazioni e che i loro studenti hanno prontamente annotato prima sui taccuini e successivamente sul blog di Comix (www.comix.it). Non a caso in rete c’è scritto che si tratta di “strafalcioni, scivoloni e tormentoni”. Dopo la lettura di qualche “perla” umoristica la risata è bella ed assicurata.
Se il libro deve attendere un’ulteriore edizione, la pagina web viene invece aggiornata quotidianamente.
 
Complimentoni e battute
Ci sono complimenti che forse a volte i professori si potrebbero anche risparmiare. Un insegnante di Treviso, presumibilmente di scienze, per esempio considera come “i maschi della nostra classe si stanno trasformando in fuchi”. Per chi non ne fosse al corrente i “fuchi” altro non sono che i maschi delle api, più grandi, più tozzi e con ali più lunghe.
A Catania un docente, sicuramente non contento per la scarsa preparazione o attenzione degli allievi afferma: “Voi avete bisogno di elasticità. Ecco avete bisogno di un elastico tra due neuroni”. E resta sempre in tema di neuroni il collega di Maerne che rivolto alla classe sottolinea “per bombardare l’atomo usano i vostri neuroni”. C’è anche chi scoraggia lo studente ai primi giorni di un nuovo anno scolastico: “ragazzi state entrando nell’oceano della matematica qualcuno ha già iniziato a nuotare ma qualcuno tra un po’ affogherà,vero L.? E’ meglio per te se cominci a chiedere aiuto”.
E si può immaginare la faccia dello studente di Bologna quando il suo prof di disegno ha sindacato sul suo lavoro: “Questo muro che hai disegnato ha la stabilità di una fetta di salame su una montagna sconfinata di burro”.
A Cassino poi un alunno distratto viene così ammonito: “Che stai navigando con la mente in vaste praterie a cacciare bisonti?”. E al ragazzo che a Bologna si nascosta dietro i compagni per non farsi chiamare: “Noto che la voglia di farti interrogare è paragonabile a quella di mangiare un topo morto”.
Ma forse il migliore è l’insegnante di matematica di un liceo scientifico bolognese che con vena poetica afferma: “Ragazzi, il teorema del resto vi è scivolato via come la limpida acqua di montagna che sgorga tra le rocce e le scalfisce delicatamente”. Mentre il collega d’italiano di Riccione, è più diretto “avete la conoscenza lessicale di un pinguino”. Per non parlare di chi da Bitonto manda un bel “calcio filosofico”.
A Bassano del Grappa passano invece alle minacce: “Dai adesso finitela di ridere! Tirate fuori il libro di storia così vi deprimete un po’”. Mentre a Reggio Calabria si aprono le finestre della classi “così escono le atroci stupidaggini che avete detto”. E sempre nella punta dello Stivale un altro insegnante si domanda: “Dimmi, qual è la tua utilità in questo ecosistema?” e il suo collega rivolgendosi ai ragazzi afferma: “Mio Dio che puzza! Producete un tanfo peggiore dei calzini di mio figlio! Puzzate come bradipi dopo aver fatto educazione fisica!”.
A Brescia c’è poi chi si commuove anche per una circolare: “Letta con voce profonda calda e suadente la circolare numero 35 del 27-9-2008. La classe tutta presa e commossa ascolta partecipe” (questo sì che la scuola la ama veramente!).
 
Strafalcioni
Gli strafalcioni dei professori sono pure numerosi. A Crotone per esempio si scopre che “i Greci bruciavano i loro cadaveri vivi”. E a Pompei i ragazzi devono “parlare uno alla volta, in silenzio però”.
La professoressa di Genova invece ha qualche dubbio sulla storia di Roma: “nell’antica Roma c’erano Romolo e Remo … o Remolo e Romo? Oddio mi confondo sempre ragazzi. Aiutatemi!”.
Per una docente di Trapani poi “l’Iliade parla degli ultimi 50 anni del decimo anno di guerra” e ad Ostia la sua anziana collega di latino chiede agli studenti di alzare la voce “che oggi non ci sento. Mi sono dimenticata gli occhiali”.
A San Giuliano Milanese il prof di scienze sta spiegando il Sistema Solare e dice che la Luna è “il più grande corpo celeste d’Europa”. Oppure, ora d’italiano a Menaggio: “Non diciamo ‘una pasta, due paste’ oppure ‘uno zucchero, due zuccheri’, diciamo invece: ‘una zolletta di pasta’”.
Nuovi sillogismo entrano poi nel linguaggio dei docenti di Mestre: “Guardate che se mi fate arrabbiare mi girano le ciribiricoccole!”. A Treviso si stende un “pelo veloso” mentre a Roma spunta il “fungo trullalà”.
Non vogliamo parlare della perifrastica attiva che a Tricase è un argomento “nel quale tutti i miei alunni s’impelagano e si impegolano!”, i cui termini in italiano varrebbero a dire la stessa cosa: mettersi nei guai.

Concludiamo con uno sketch tra studente e professore ripreso sempre dal blog della Comix: “Professore distratto: Alessio, perché ieri non sei venuto a scuola ? Perché mi é morto lo zio. Beh, fa che la cosa non si ripeta più!”.

Luigi Mariano Guzzo

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