Sono trascorsi dieci anni da quando il prof. Sebastiano Calogero è venuto a mancare, lasciando un vuoto non soltanto nella “Tecnica”, di cui allora era condirettore, ma anche nell’intero mondo della scuola essendo stato nel panorama nazionale un qualificatissimo esperto di legislazione scolastica.
Era infatti il 22 febbraio del 2012 quando nel pomeriggio giunse la notizia della sua morte. Aveva iniziato a fare parte de “La Tecnica della Scuola” nel 1986, appena pensionato, quando il direttore della rivista, il professore Venero Girgenti, gli affidò una rubrica di approfondimento sulle varie disposizione del Ministero della Pubblica Istruzione (in quel periodo l’aggettivo “Pubblica” dava lustro alla parola “Istruzione”, poi in anni successivi, come si sa, hanno deciso di togliere quell’aggettivo!).
Ma Sebastiano Calogero non si limitava a commentare la normativa, bensì forniva indicazioni precise e circostanziate ai lettori, attraverso le sue “Guide”, anche su come compilare le varie domande che gli insegnanti dovevano redigere, predisponendo pure modelli relativi ai facsimili delle istanze, chiarendo minuziosamente gli adempimenti da seguire. Inoltre, diede impulso alla consulenza per i lettori del giornale, sia attraverso la sede della rivista che tramite il contatto telefonico (e non di rado rispondendo anche per iscritto). La competenza del prof e la fiducia, man mano crescente degli operatori scolastici, nella sua competenza in materia normativa, unite a una disponibilità – a volte accettava di dare appuntamenti telefonici anche a casa – e a una dedizione verso le esigenze dei docenti (nonostante qualche volta bonariamente poteva sembrare un po’ “severo”), contribuì a dare un ulteriore grande slancio al giornale.
Certo, si avvaleva anche di una validissima squadra di “esperti del settore” che collaboravano con La Tecnica della Scuola, formando un autentico “Ufficio di consulenza” con il coordinamento del prof Calogero. Forse il suo più grande segreto era quello di aggiornarsi continuamente, per tenere il passo con mutamenti normativi a volte frenetici.
Quando nel 1998, alla morte del direttore Venero Girgenti, le sorelle Gabriella e Daniela Girgenti presero le redini della Casa editrice, Sebastiano Calogero assunse il ruolo di condirettore del quindicinale cartaceo accanto a Daniela. Continuando sempre a scrivere articoli, commenti, suggerimenti per il personale scolastico (di ruolo e precario), rubriche riguardanti la normativa scolastica. Nel frattempo imparò ad utilizzare il computer e a “navigare” in rete quando si rese conto che l’informazione passava sempre più anche sul web.
Ma anche prima di iniziare la sua lunga collaborazione con “La Tecnica della Scuola”, Calogero aveva avuto attestazioni di stima. Nato a Catania il 6 luglio del 1921, negli anni Cinquanta iniziò ad insegnare come docente tecnico pratico e poi come insegnante di educazione tecnica nella scuola media, fondando negli anni Sessanta l’Aniat (Associazione nazionale di insegnanti di educazione tecnica e Itp). Nello stesso periodo viene distaccato presso l’Ispettorato scolastico della città etnea, dove cura l’organizzazione dei corsi di formazione rivolti a docenti per l’insegnamento agli alunni con handicap. Nei due decenni successivi svolge attività di consulenza presso la commissione per i ricorsi operante al Provveditorato agli studi di Catania.
Infine, se mi è concessa una piccola nota del tutto personale, io lo conobbi quando 32 anni fa cominciai, poco più che trentenne, le prime collaborazioni con il quindicinale “La Tecnica della Scuola”: ben presto, oltre ad ammirare la sua profonda conoscenza della materia trattata, imparai da lui la necessità di analizzare con attenzione gli argomenti, di impegnarsi. Purtroppo non imparai a destreggiarmi in modo adeguato nei “meandri” della normativa scolastica, non ero evidentemente adatto, ma da giovane giornalista appresi l’importanza di conoscere e approfondire, perché come sostengo da molto tempo le cosiddette “competenze” che da anni anche nel mondo della scuola in tanti esaltano, non sempre con fini didatticamente “nobili”, per essere costruttive devono fare seguito alle conoscenze, allo studio, altrimenti rischiano di servire ad altri e non a se stessi.
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