Il 21 marzo l’Associazione Libera celebra la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.
Giunta alla 26esima edizione, la manifestazione che solitamente si tiene in una città anche quest’anno deve fare i conti con la pandemia. Per chi non potrà incontrarsi di persona sono in programma appuntamenti on line.
“Il 21 marzo – spiegano gli organizzatori – è un momento di riflessione, approfondimento e di incontro, di relazioni vive e di testimonianze attorno ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, persone che hanno subito una grande lacerazione che noi tutti possiamo contribuire a ricucire, costruendo insieme una memoria comune a partire dalle storie di quelle vittime. È una giornata di arrivo e ripartenza per il nostro agire, al fine di porre al centro della riflessione collettiva la vittima come persona e il diritto fondamentale e primario alla verità, diritto che appartiene alla persona vittima, ai familiari della stessa, ma anche a noi tutti”.
Lo slogan scelto quest’anno è “A ricordare e a riveder le stelle” e proprio per vivere il simbolo della giornata, “Libera” ha chiesto ai ragazzi delle scuole che hanno aderito alle iniziative avviate già alcuni giorni fa di realizzare una stella.
Leggiamo sul sito dell’Associazione guidata da don Luigi Ciotti che “dal 1996, ogni anno, una città diversa, un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano (…), non dimenticando le vittime delle stragi, del terrorismo e del dovere”.
A livello nazionale non c’è stata ieri (20 marzo) una manifestazione corale, ma diversi appuntamenti sparsi in varie città, in presenza dove possibile e in maggioranza on line. Su www.libera.it/ domenica 21 marzo è prevista una diretta streaming.
“Ci vuole continuità, condivisione e corresponsabilità. Siamo disposti a collaborare con le Istituzioni se fanno la loro parte, ma se non la fanno – dice don Ciotti, fondatore di Libera – allora dobbiamo essere una spina nel fianco per chiedere ciò che è giusto”. Il 21 marzo è giorno della riflessione e delle testimonianze, ma anche della denuncia della presenza delle organizzazioni criminali sui territori.
A proposito di memoria, va ricordato che da 27 anni ancora non è stata fatta giustizia sul duplice omicidio di Ilaria Alpi, giovane giornalista di Rai3, e dell’operatore di ripresa Miran Hrovatin. Era infatti il 20 marzo 1994 quando, a Mogadiscio, un commando uccideva l’inviata del Tg3 e il cineoperatore triestino, che si trovavano in Somalia per documentare la guerra tra fazioni e lavorare a un’inchiesta sul traffico d’armi e di rifiuti tossici.
Lo ha ricordato anche il presidente della Camera, Roberto Fico: “Nonostante le diverse indagini e il lavoro della Commissione di inchiesta questa dolorosa vicenda resta ancora avvolta da una fitta nebbia che innumerevoli depistaggi, oscure complicità e colpevoli omissioni hanno impedito di dissolvere. A distanza di ventisette anni, dunque, non si è ancora compiuta una doverosa opera di verità e di giustizia”.
A sua volta, la Presidente del Senato Elisabetta Casellati ha ricordato “la passione e il coraggio con cui interpretavano il mestiere del giornalismo d’inchiesta”.
Su “ilfattoquotidiano.it” leggiamo che sono stati diversi i depistaggi delle indagini, molti documenti sono stati fatti sparire per ottenere l’archiviazione del processo, tre volte richiesta e tre volte respinta. Negli anni c’è stata una grande mobilitazione per evitare l’archiviazione del processo ed è nato anche l’hastag #NoiNonArchiviamo.
Per avere una breve cronistoria della dolorosa vicenda (anche sul piano delle indagini e giudiziario) è possibile collegarsi su https://tg24.sky.it/cronaca/approfondimenti/ilaria-alpi-tappe-storia.
Segnaliamo che RaiNews24 ripropone alle 9.30 uno Speciale Spotlight – “Divieto di accesso” nel quale viene ripercorsa la storia che Ilaria e Miran non hanno potuto raccontare.
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