Continua il braccio di ferro politico sul reclutamento del personale docente nell’anno del Covid-19: mentre il M5S continua tenere chiusa la porta ai concorsi per titoli e a sostenere quelli tradizionali e riservati con prove, come confermato dalla senatrice Bianca Laura Granato alla Tecnica della Scuola Live, dall’opposizione e parte della maggioranza si continua ad asserire il contrario.
Tra i sostenitori più fervidi della stabilizzazione direttamente da graduatoria d’istituto c’è il senatore leghista Mario Pittoni: la sua richiesta, però, non è solo motivata dalla situazione emergenziale dovuta al Covid-19, ma anche legata al fatto che si tratta di una procedura, quella dell’individuazione dei docenti da assumere previa verifica di soli titoli, in linea con quanto accaduto per decenni.
Secondo il presidente della commissione Cultura al Senato “sono trent’anni che la scuola assume per titoli, fino a quando la magistratura ha deciso che non si doveva usare il termine ‘concorso’”. Poi, continua, questa modalità è stata attuata “pescando da graduatorie permanenti. Infine, oggi, da graduatorie ad esaurimento”.
Solo che si trattava comunque di personale abilitato. Mentre gli emendamenti presentati da più fronti – oltre alla stessa Lega anche da altri come Forza Italia, Pd e Leu – vorrebbero attingere i pecari addirittura da terza fascia d’istituto. Dove risiedono candidati alle supplenze privi di abilitazioni all’insegnamento.
La differenza, abbiamo fatto notare pure noi, non è da poco, perché si tratta di aspiranti docenti in possesso solo del titolo di studio, nel caso degli Itp nemmeno della laurea, che verrebbero individuati per il ruolo senza avere mai superato uno straccio di selezione.
Pittoni ora ribatte, però, che l’abilitazione si può comunque conseguire “anche nel corso dell’anno di prova”.
Il senatore leghista sostiene che “il possesso dell’abilitazione, ai sensi della normativa comunitaria e della legislazione nazionale, è condizione “per esercitare la professione docente”, ma non per insegnare saltuariamente o comunque senza rapporto di lavoro a tempo indeterminato”.
“In tali casi – continua – è richiesto solo il titolo di studio valido per l’accesso a un determinato insegnamento. Pertanto il conseguimento dell’abilitazione non è condizione per partecipare alle diverse forme di reclutamento, quali i vari tipi di concorso o le graduatorie finalizzate all’accesso all’impiego tanto a tempo determinato quanto a tempo indeterminato”.
Quello che invece per Pittoni è necessario è “che il suddetto titolo professionalizzante sia conseguito nel corso o al termine della procedura di reclutamento a tempo indeterminato. Nella recente legislazione l’esempio più eclatante è costituito dal FIT, previsto come sistema ordinario di reclutamento concorsuale dal decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 59 e varato a seguito di parere conforme di tutti gli organi di controllo a ciò deputati”.
Ora, se è vero che al FIT si accedeva solo dopo il superamento di un concorso, Pittoni fa notare che l’abilitazione comunque “si conseguiva dopo un anno di percorso formativo accademico riservato a coloro che superavano la procedura concorsuale”.
Lo stesso senatore responsabile Istruzione della Lega ricorda che il FIT “arrivava quindi dopo il superamento del concorso e rientrava nei tre anni del periodo di formazione e prova antecedente alla definitiva conferma in ruolo”. Mentre “nel piano assunzionale per quanto riguarda i docenti di terza fascia, la selezione – a parte ogni considerazione sull’opportunità di valorizzare tre e più anni di professione docente esercitata sul campo – avviene invece al termine dell’anno di prova: il docente oltre a essere sottoposto alla valutazione dell’idoneità all’insegnamento, sarà anche tenuto a superare il corso abilitante sostenendo i previsti esami intermedi e la prova finale”.
La strategia leghista è tracciata. Secondo Pittoni, quindi, “affermare che assumere per titoli sarebbe ‘incostituzionale’ è semplicemente da ignoranti, nel senso che ignorano”.
Stando così le cose, la “partita” sulle assunzioni da concorso per soli titoli diventa tutta politica.
Per sapere come andrà a finire, comunque, non bisognerà attendere molto: il destino dei quasi 400 emendamenti è bloccato dai mancati pareri delle commissioni, che hanno ripreso in mano dei sub-emendamenti introdotti negli ultimi giorni.
Il programma è presto fatto: lunedì 18 e martedì 19 maggio arriverà nella VII commissione del Senato il parere della Affari Costituzionali; martedì 19 dovrebbe essere il giorno della consegna delle indicazioni mosse dai colleghi della Bilancio.
Quindi, tra martedì e mercoledì prossimo potrebbe pronunciarsi anche la VII. In ogni caso, il giorno dopo, il 21 maggio, il testo arriverà direttamente nell’Aula di Palazzo Madama.
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