Prima che le scuole chiudessero a marzo 2020 per l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus la situazione degli edifici scolastici italiani non era per nulla soddisfacente.
In particolare in Sicilia la situazione degli edifici scolastici senza certificazioni di agibilità, di conformità ai vincoli sismici, di antincendio era una realtà sotto gli occhi di tutti gli addetti ai lavori. Stesso discorso per le barriere architettoniche e gli spazi non sempre sufficienti alle esigenze della didattica.
Un quadro di complessiva precarietà delle condizioni strutturali degli edifici scolastici che emergeva da uno studio realizzato dalla Cgil su dati Ares e “Scuole in chiaro”. Oggi alla precaria situazione strutturale si aggiunge il rischio biologico da Covid 19, rendendo ancor più complesso il ritorno in aula a settembre. Lo studio della Cgil quantificava in 72 le scuole “molto problematiche” di cui 28 a Palermo, 13 a Trapani.
Nell’elenco delle incompiute 10 sono scuole con interventi al palo che riguardano anche la messa in sicurezza. Nel piano triennale della Regione è stimato un fabbisogno di 150 milioni a cui si aggiungono i fondi dei patti per le città metropolitane, 15 milioni per realizzare due grandi poli scolastici a Palermo ,16 milioni per Messina e 9,2 per Catania.
Il rientro a scuola in sicurezza a settembre potrebbe rivelarsi un rompicapo, anche per i recenti ricordi di chiusure di scuole causa mancanza di certificazioni. Infatti, si ricorda che nel 2018 il Sindaco metropolitano, Cateno De Luca, nel corso di una riunione tenutasi a Palazzo dei Leoni annunciò di avere preso la decisione di emettere un’ordinanza indifferibile e urgente di chiusura di tutti i plessi scolastici di competenza della Città metropolitana e del Municipio di Messina.
L’ordinanza di chiusura aveva la finalità di individuare le certificazioni di cui era provvisto ogni singolo edificio scolastico.