I precari non hanno mai accettato di buon grado i cosiddetti contratti di disponibilità. Hanno sempre temuto che si rivelassero diversi da come erano stati descritti la scorsa estate, in sede di accordi Miur-sindacati. E lo scorso 18 febbraio ne hanno avrebbero avuto conferma. Almeno quelli proposti in Sicilia, dove peraltro la Regione aveva “sposato” la causa tagli (alcune migliaia) sostenendo il progetto salva-precari con ben 55 milioni di euro in due anni (sui 150 complessivi di tutte le Regioni),
In base a quanto riportato dai Comitati insegnanti precari della provincia di Messina risulterebbe che “la maggior parte dei posti destinati ai precari messinesi non è stata assegnata“. I precari hanno spiegato che “pur apprezzando il tentativo della regione Sicilia di farsi carico del problema occupazionale a seguito dei 7.000 tagli al personale della scuola” le convocazioni per ricoprire posti di sostegno ai ragazzi diversamente abili, alla lotta alla dispersione, al potenziamento delle competenze di base degli alunni stranieri si sarebbero rivelate bene diverse da come preannunciato.
“La mancata accettazione da parte dei precari – hanno scritto i Cip siciliani – è dipesa dall’inadeguatezza dei progetti stessi pensati come una soluzione ai problemi del precariato siciliano, ma rivelatisi totalmente insufficienti a tutelare il diritto allo studio degli alunni, a garantire l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, a tutelare i diritti ‘inalienabili’ dei lavoratori costretti a firmare “contratti d’opera” privi di alcuna garanzia previdenziale“.
La programmazione dei progetti, una sorta di ex co.co.co., ma anche la loro struttura, su cui pesa la mancanza di contributi previdenziali, risulta evidentemente troppo distante da quella cui i docenti ed il personale Ata sono abituati a sottoscrivere quando si vedono assegnata una cattedra o un posto vacante in amministrazione. Va bene adattarsi, avrebbero spiegato, ma questo è troppo: di fronte e impieghi di lavoro con sedi molto distanti da casa, malpagati e professionalmente poco invitanti hanno preferito accontentarsi dell’indennità di disoccupazione. Sempre in attesa che arrivi qualche supplenza breve, tramite graduatoria d’istituto.
Ai Cip, inoltre, non è piaciuto nemmeno “il notevole ritardo con cui sono stati varati per essere assegnati. A tutt’oggi non sono stati avviati, l’espletamento dovrebbe avvenire entro il mese di agosto. Qualcuno ha dimenticato che l’attività didattica – hanno conclusopolemicamente i precari – per gli studenti si conclude a giugno“.
Se la situazione non dovesse sbloccarsi, se le condizioni proposte rimarranno le stesse, rimanendo inalterato il malcontento dei potenziali fruitori del progetto, alla fine è probabile che i veri vincitori di questa faccenda sempre più ingarbugliata risulteranno quelle Regioni (Calabria, Emilia Romagna, Friuli, Lazio e Toscana) che non hanno aderito al salva-precari.