Intanto gli Stati Uniti hanno aumentato di 123 milioni di dollari i propria aiuti all’opposizione, arrivando in totale a 250 milioni, e fornendo per la prima volta mezzi blindati, giubbotti antiproiettile e visori notturni, le cosiddette “armi non letali”.
Ma la giornata è segnata dall’orrore. Nell’ennesimo massacro in due anni di rivolta costati la vita a oltre 70.000 persone, gli attivisti denunciano il ritrovamento di “oltre 450 corpi” a Jdaidet Fadel, un sobborgo a sudovest di Damasco: “Centinaia di cadaveri di persone giustiziate dal regime e dalle milizie paramilitari, soprattutto di bambini e donne, sono stati trovati oggi” dopo i violenti scontri durati quasi cinque giorni per il controllo dell’area.
I residenti, “che stanno subendo un vero e proprio rastrellamento, temono un altro massacro”, scrivono ancora gli Lcc. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, che conferma la strage, precisa che “molti cadaveri mostrano i segni delle torture e delle mutilazioni”, “alcuni corpi hanno colpi alla testa”. L’Esercito, secondo questa ricostruzione, ha preso il controllo della città.
L’agenzia di Stato Sana si limita a riferire che “le Forze armate hanno inflitto gravi perdite ai terroristi nel sobborgo di Damasco di Jdiadet al-Fadl”. E un bombardamento di artiglieria ha fatto strage in una scuola di Al Maghara, nella regione di Idlib: almeno 14 le vittime, 9 scolari e cinque insegnanti, in quelli che Human Rights Watch ha denunciato come una “strategia di attacchi multipli e sistematici contro i civili da parte del regime siriano”, che non risparmia luoghi di culto, panetterie e appunto scuole.
Almeno 37 i morti, 20 tra i combattenti di al Nusra – molti dei quali stranieri – con il Fronte che ha poi preso in ostaggio altri 13 abitanti, dando alle fiamme e distruggendo molte case. E proprio il timore di una sempre maggiore forza della formazione qaidista, unito alle preoccupazioni per il coinvolgimento sempre più netto degli Hezbollah libanesi negli scontri armati nella provincia frontaliera di Homs, ha tenuto banco alla riunione dei Paesi ‘Amici della Siria’ ieri a Istanbul.
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