Categorie: Estero

In Somalia i miliziani Shabab reclutano bimbi sradicandoli dalla scuola

Troppo spesso diamo tutto per scontato, ad iniziare dal benessere che ci circonda. Per rendercene conto dovremmo ogni tanto organizzare un viaggetto nelle aree dove l’uomo vive nella sofferenza. Al punto da non essere in grado di difendere il bene più prezioso che ha: i bambini. A ricordarlo, il 20 giugno, è stata Amnesty International, l’organizzazione di difesa dei diritti umani che ha denunciato ancora una volta gli odiosi "crimini di guerra" commessi proprio contro le parti più indifese della popolazione. Stavolta la lente di ingrandimento si è fermata sui bambini somali, vittime di un "sistematico reclutamento" da parte dei miliziani islamici Shabab.
In un rapporto in cui sono raccolte oltre 200 testimonianze, Amnesty International analizza l’impatto sui bambini di un conflitto in corso nel Paese dal 1991, anno della caduta del Presidente Mohamed Siad Barre. La conclusione è davvero sconcertante: "un bambino in Somalia – denuncia Michelle Kagari, direttore aggiunto per l’Africa di Amnesty – rischia di morire in ogni momento: può essere ucciso, reclutato e inviato al fronte, punito dagli Shabab perchè ascolta musica o perchè ha ‘cattive abitudini’". Nel rapporto, l’organizzazione accusa gli Shabab di reclutare i bambini promettendo loro soldi e telefono cellulare, oppure armandoli con la forza dopo aver fatto irruzione nelle scuole.
"Gli Shabab sono arrivati una mattina: hanno detto ai professori che tutti i bambini dovevano uscire dalla classe – ha raccontato un ragazzo di 13 anni di Mogadiscio – c’era una macchina fuori dalla scuola, hanno costretto i bambini a salirci sopra. Il professore è stato ucciso perchè si rifiutava di obbedire". Amnesty non risparmia neanche il governo di transizione somalo, accusandolo di trascinare i bambini in guerra: "Si è impegnato a rispettare i diritti dei bambini, ma deve ancora adottare misure concrete per mettere fine al ricorso di minori nelle sue forze armate".
Quello che non si evidenza ancora probabilmente è che la maggior parte dei bambini arruolati ha tra i 12 e i 18 anni, ma alcuni profughi hanno riferito anche di bambini soldato di 8 anni. Se i bambini vengono mandati a combattere, le bambine sono costrette a cucinare, pulire, portare le armi ai soldati o a sposarsi. "E’ un conflitto senza fine, dove i bambini vivono orrori inimmaginabili tutti i giorni – conclude Kagari – rischiano di diventare una generazione perduta, se il mondo continua a ignorare i crimini di guerra che riguardano tanti di loro".
Nella stessa giornata un appello analogo è giunto anche dall’Unicef, che ha definito particolarmente grave la situazione umanitaria in atto in due regioni nel sud della Somalia, Bakool e Bassa Shabelle, dove le Nazioni Unite hanno dichiarato lo stato di carestia. In queste due regioni, precisa infatti l’Unicef, "la malnutrizione acuta supera il 50%, con tassi di mortalità infantile superiori a 6 per 10.000 al giorno in alcune zone".
L’Unicef ha puntualizzato che "in Somalia dall`inizio del 2011 sono già morti più di 400 bambini, una media di 90 bambini morti ogni mese, con un tasso di mortalità dell`86% nelle regioni centro-meridionali, nonostante l`Unicef e i partner abbiano già curato nello stesso periodo oltre 100.000 bambini affetti da malnutrizione acuta".
Nelle aree maggiormente colpite, appena il 20% della popolazione ha accesso all`acqua potabile, mentre i dati a disposizione indicano che un bambino su nove muore prima di compiere un anno, uno su sei prima del quinto compleanno.
Nei prossimi sei mesi, l`Unicef conta di fornire aiuti e assistenza per la cura di 70.000 bambini affetti da malnutrizione grave, attraverso l`apertura di nuovi centri di alimentazione terapeutica e il sostegno a team mobili, e di raggiungere altri 75.000 bambini con malnutrizione moderata. Per raggiungere tutti i bambini a rischio, l`Unicef sosterrà un programma di distribuzione a tappeto di alimenti per bambini: l`obiettivo è raggiungere 510.000 famiglie, per un totale di oltre 3 milioni di persone.
Per questa emergenza, l’Unicef ha lanciato un appello di raccolta fondi per 31,8 milioni di dollari per rispondere nei prossimi tre mesi ai bisogni immediati di donne e bambini del Corno d`Africa.

Alessandro Giuliani

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