Fetullah Gulen, considerato il mandante del fallito colpo di Stato in Turchia, ora è accusato di aver creato uno Stato parallelo, già soprannominato “Fetullistan”. E così l’establishment di Erdogan ha deciso di puntare alla distruzione del movimento gulenista in uno dei settori dove quest’ultimo trova le sue maggiori risorse: quello dell’istruzione.
Il Fatto Quotidiano racconta che lo scorso 9 agosto, nelle scuole, nelle biblioteche e nelle istituzioni turche è stata recapitata una lettera del ministero dell’Educazione, con la quale si chiede di raccogliere e distruggere tutti i libri riconducibili all’organizzazione legata a Fetullah Gulen, definita dal governo Fethullahist Terror Organization (FETÖ). L’accusa è di “propaganda terroristica”.
Nella lettera del ministero compare una lista di 29 case editrici, 15 riviste e 45 giornali legati a FETÖ. La giustificazione della censura voluta dall’Akp è suffragata dallo stato di emergenza in cui è piombato il Paese dopo il golpe fallito. Nella lettera compaiono esplicitamente i nomi di siti, giornali, libri e riviste ormai ritenuti di fatto fuori legge dal governo di Erdogan.
Ma la censura non riguarda solo i libri: una Corte di Istanbul ha infatti accolto la richiesta di un giudice del distretto di Bakirkoy in base alla quale sono da ritenere strumenti di ‘propaganda terroristica’ anche 672 cd, dvd e altro materiale elettronico creato o ritenuto vicino alle attività di Fetullah Gulen. L’ultimo ordine del ministero dell’Educazione turco trova un precedente già in quanto accaduto una settimana dopo il golpe fallito, quando lo stesso ministro aveva annunciato la chiusura di più di 1500 istituzioni legate a Gulen (1.669 per l’esattezza, in base a quanto riportato dall’agenzia Anadolu).
Il processo di epurazione, nella sua totalità, riguarda 936 scuole private, 449 dormitori scolastici e altre 284 istituzioni educative, tutte legate a FETÖ. La manovra ha inoltre colpito 27.157 persone, impiegate nelle scuole guleniste, i cui studenti verranno trasferiti in altri istituti.
Nell’orda degli arresti finiscono anche i giornalisti del quotidiano Ozgur Gundem: l’accusa è di aver fatto propaganda a favore dei ribelli separatisti curdi del Pkk. Arrestati anche un inviato dell’agenzia curda Dicle e due esponenti del sindacato turco dei giornalisti.