Attualità

In un liceo di Savona una circolare invita le studentesse a vestirsi “in maniera consona per non offendere le altre culture” ed è polemica

In un liceo di Savona il preside emana una Circolare che invita le studentesse a vestirsi “in maniera consona per non offendere le altre culture”. Scoppia subito la polemica. In gioco ci sono non solo la libertà personale, ma anche il corretto modo di intendere la convivenza multiculturale.

I fatti

La Circolare che ha fatto scoppiare la polemica dice così: “Riguardo all’abbigliamento il Patto di corresponsabità chiede agli studenti di adottare comportamenti e abbigliamento pienamente consoni all’ambiente scolastico. Invito quindi soprattutto le studentesse a sorvegliare il loro abbigliamento, riflettendo sul fatto che, in un contesto multiculturale come quello in cui siamo, abbigliamenti troppo disinvolti rischiano di offendere sensibilità proprie di altre culture che hanno ormai pieno diritto di essere rispettate”.
A darne notizia per primo il sito www.ivg.it, poi ripreso da molti altri giornali.

Naturalmente la polemica è divampata prima di tutto dentro il liceo e poi a livello mediatico.

La Circolare del preside è stata definita dagli studenti “imbarazzante” per l’ “arretratezza travestita da multiculturalità che suona decisamente autoritaria nei confronti della libertà individuale delle studentesse”.

Cosa non va nella posizione del preside

Le intenzioni del dirigente scolastico erano di “favorire una prospettiva autenticamente interculturale”.
Peccato però che per favorire questa prospettiva si vogliano limitare comportamenti e modi di essere o di vestirsi, non solo quelli esageratamente disinvolti e fuori luogo a scuola (quindi già vietati nel Regolamento di Istituto),  ma anche quelli che “rischiano di offendere sensibilità proprie di altre culture che hanno ormai pieno diritto di essere rispettate”. Qui sta il problema numero uno, perché è la stessa logica che porta molte scuole ad abolire le feste che celebrano il Natale, con tutte le polemiche che si accendono ogni anno sul tema dell’inclusività e dell’integrazione. Fino a che punto bisogna rinunciare alle nostre tradizioni storico-religiose-culturali per convivere in una società sempre più diversificata?

Il secondo elemento che proprio non va giù nell’ambito scolastico, e che è diventato bersaglio di critiche, è quell’invito diretto “soprattutto alle studentesse” a sorvegliare il loro abbigliamento.

Il Patto di corresponsabità, richiamato nella Circolare, richiede infatti agli studenti di “adottare comportamenti e abbigliamento pienamente consoni all’ambiente scolastico”. Se rispettata e fatta rispettare, basterebbe questa norma interna, che, per essere approvata, deve essere prima condivisa da tutte le componenti. Sembra quindi eccessivo andare oltre a quanto già regolamentato. Gli ulteriori “inviti” diretti alle studentesse rischiano di provocare l’effetto opposto, come accaduto.

Le reazioni degli studenti

“Ovviamente non bisogna superare i limiti del rispetto dell’istituzione scolastica – dicono gli studenti secondo quanto riportato dal giornale ligure Ivg.it – e il buon gusto delle famiglie e degli studenti dovrebbe fare il resto. Ma quali parametri adottare? La circolare non lo spiega limitandosi a vaghe considerazioni francamente inutili e fini solo a se stesse”.

E ancora: “Chiaramente siamo di fronte a una dimostrazione di arretratezza travestita da multiculturalità che suona decisamente autoritaria nei confronti della libertà individuale delle studentesse. A scuola si convive con la multiculturalità ormai da anni e giovani, cresciuti in questi ambienti sono abituati a abbigliamenti, usi e costumi di ogni parte del mondo. Insomma c’è molta più apertura mentale di quella che hanno gli adulti. Le ragazze, vestite all’occidentale, ma ormai gli stili si mischiano con unico fine di piacersi, non entrano nel merito di chi veste diversamente, anzi imparano valori diversi. E la cosa è ovviamente reciproca. Le ragazze che abbracciano altri canoni di abbigliamento non si sentono offese da chi si veste come è suo costume. Nel caso, sono lì per imparare, tutti, nel melting-pot della società contemporanea”.

Anna Maria Bellesia

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