La mia Scuola ha fatto bingo con una presenza di ben 19 classi Prime al prossimo anno scolastico.
Una grande traguardo, certo, dietro cui sicuramente c’è stato un lavoro meticoloso accentrato sull’offerta formativa e sul valore che Essa sa consegnare alle future generazioni.
Ma subito mi sovviene una preoccupazione: 19 classi la cui costituente sarà di non meno di 24/26 studenti: ci pensate?
Ma non è questo il luogo di quanto tale preoccupazione voglia dire e attenzionare: tanto su ciò si è detto e scritto tanto, inutilmente per le orecchie della nostra Politica.
Invece ciò per cui sono qui sono tutti questi studenti: ognuno un mondo intero, un corpo e un cervello, ma soprattutto una storia, il risultato di esperienze che ciascuno vive e non sempre sono gratificanti e possono essere fatte anche di “violenza” e lasciare il segno che si fa sentire per sempre, anche se giovani, in cui l’ambiente famigliare sociale e geografico assume un ruolo rilevante. Tradotto, l’obbligo a mettersi nella situazione di ascoltare, che poi significa dire all’altro che egli esiste, Ѐ.
E sono tanti questi nostri studenti con una storia già “forte”, con segni già visibili, a cui non basta l’ascolto ma richiedono presenza, cioè quell’essere attenti trasmettendo la certezza di non essere completamenti soli. Certo l’Istituto Scolastico deve attenersi al ruolo dispensatore di apprendimenti, conoscenze, competenze, per cui non ci sarebbe il tempo per l’ascolto e per l’attenzione. Ma la Scuola, quale luogo della socializzazione unitamente della formazione culturale, nella consegna dei saperi, diviene, oggi, anche strumento di affettività, divenendo sostituto, spesso, di quell’istituto quale è la Famiglia, che spesso risponde alla nostra fatica con atti di violenza, quale dichiarativo di presenza a tutela della prole offesa nella sua intelligenza ed impegno, per una valutazione non possibile se accorsa al proprio figlio.
19 classi Prime, mentre il nostro ministro è impegnato con il dimensionamento, con il divieto a fare chiudere per festività non incluse nell’ufficio giuridico, e con tante altre inutilità atte a spostare l’accento mentre in realtà i problemi sono di altra natura e spessore: ma HANNO speso 24 miliardi di euro per difendere il nostro Paese e l’Europa, e non vi sono più nemmeno i 5/7 miliardi necessari per la Sanità e l’Istruzione. Non ci sono mai stati.
19 classi Prime, tanti soldi, soprattutto tanto lavoro per i docenti, per la fatica nel gestire la lezione, nel sostenere quelli che sono gli equilibri, fragili, di una generazione che trova nel click, nella connessione una forma di incontro, di ritribalizzazione, il cui focolare domestico è il cellulare.
Caro Ministro, La aspettiamo nelle nostre Scuole di trincea, in trincea, dove non troverà ad accoglierla un corridoio ricco di fiori e striscioni, e servitù in uniforme, ma mura adorni di scritte, volti stanchi ma mai arresi, che parlano di fedeltà al loro giuramento di Ippocrate, perché il cuore dell’umano non è ancora azzittito dalla burocrazia e da quel farsi azienda di una Scuola che non perde, e non può, il suo senso, il suo ruolo, quel mondo un pò da Libro Cuore, perché finché ci saranno due occhi ancora bambini e sognatori, allora ancora ci sarà SCUOLA.
Mario Santoro
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