Decine di migliaia di scolari ungheresi sono rimasti a casa per una protesta dei genitori contro le disfunzioni del sistema centralizzato dell’istruzione pubblica.
L’iniziativa, senza precedenti, è partita da una madre di due figli, che ha voluto dare appoggio al movimento di protesta degli insegnanti in lotta contro il malgoverno nelle scuole. Risale a due settimane fa, davanti al Parlamento, la dimostrazione più imponente mai registrata da tempo contro il governo di Viktor Orban, indetta dai sindacati dei docenti, ed appoggiata da altre categorie (sanità, trasporti, funzionari statali), espressione di un movimento di protesta nazionale, iniziato nei licei di provincia e poi propagatosi in tutto il Paese.
Sono stati più di 34mila le persone che hanno aderito alla protesta “non vado a scuola” lanciata su facebook dalla mamma 36enne Krisztina Puskas.
“Questa giornata è un modo per attirare l’attenzione sul fatto che il sistema educativo si è deteriorato negli ultimi anni. E’ necessario cambiare” ha detto all’Afp la signora, cha vive a Szeged, nel sud dell’Ungheria. Già due settimane fa migliaia di genitori si sono uniti agli insegnanti che protestavano in piazza a Budapest per chiedere la governo di ripensare le riforme.
{loadposition bonus}
TUTTE LE NOTIZIE SUL CONCORSO ANCHE SU TELEGRAM!
Dall’arrivo al potere nel 2010, il premier Viktor Orban ha centralizzato in un’unica agenzia pubblica molti poteri che in precedenza appartenevano alle singole scuole e ha introdotto un curriculum di studi unico. Da tempo gli insegnanti protestano contro una riforma attuata senza il loro consenso, che li costringe a spendere molto tempo svolgendo compiti amministrativi e ha condotto a una penuria di forniture di base, quali penne e carta.
“Mia madre insegna geografia a bambini di 10 anni e i nuovi libri di testo sono una catastrofe: sono pieni di errori e non ci sono quasi mappe” ha detto una 18enne studentessa di Budapest, che ha spiegato che pochissimi dei suoi compagni di classe presso il liceo Mihaly Fazekas erano a scuola stamattina. Intanto varie istituzioni culturali, come il museo Miksa Roth a Budapest, hanno offerto ingressi gratuiti e organizzato attività per i bambini che hanno saltato la scuola. Il ministero dell’Istruzione ha detto che il numero di assenza sarà reso noto al più presto. Nei giorni scorsi il capo di gabinetto di Orban Janos Lazar ha invitato gli insegnanti a non usare i bambini per “ricattare” il governo e ha chiesto loro di sedersi a un tavolo. Ma i sindacati hanno indetto una nuova protesta per il 15 marzo.