Se a livello nazionale la dispersione di alunni, quelli che non arrivano al diploma di maturità, rimane ben oltre le indicazioni Ue, come ribadito il 22 gennaio dalla Fondazione Agnelli, in Veneto la quota di ragazzi che lasciano la scuola prematuramente continua a risultare davvero bassa. Centrando la quota più bassa fra tutte le regioni italiane e arrivando a sfiorare il target europeo che punta a ridurre al 10% entro il 2020 questa quota: nel 2013, le scuole del Veneto hanno fatto registrare un insuccesso scolastico solo del 10,3% dei giovani 18-24enni. È tutto dire che appena 9 anni prima, nel 2004, ad abbandonare la scuola prematuramente era il 18,1%.
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Rispetto al dato regionale sugli abbandoni scolastici, emesso dalla Sezione Sistema Statistico Regionale, è forte la soddisfazione espressa dal vicepresidente della giunta veneta Marino Zorzato. “Le statistiche ci dicono che una buona istruzione – fa rilevare Zorzato – rappresenta uno strumento importante in un mercato del lavoro instabile: livelli più elevati di scolarizzazione sono associati a minor rischio di disoccupazione e quindi minore probabilità di esclusione sociale. E’ fondamentale la capacità della scuola di aiutare i ragazzi a riconoscere le proprie inclinazioni, a scegliere i percorsi di studio e di lavoro più vicini alle proprie attitudini. Questo serve a contenere anche la dispersione scolastica”.
Un ulteriore elemento di positività del trend del Veneto viene anche dal fatto che, poiché le regioni italiane partono da perfomances più basse rispetto a molti paesi europei, il governo nazionale ha comunque fissato un target più realistico per l’Italia da raggiungere entro il 2020, ovvero il 15-16% di abbandoni. Percentuali che il Veneto ha superato da tempo.
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