Politica scolastica

In Veneto solo tre licei scelgono il Made in Itali e Donazzan accusa la Cgil

Accusa la Flc-Cgil l’assessora alla cultura Elena Donazzan per il flop registrato nel Veneto relativo alla risibile richiesta di attivazione del nuovo percorso del Made in Italiy. 

Sarebbero infatti solo tre, scrive Il Gazzettino, nell’intera regione, gli Istituti che hanno aderito. Ma non solo. Sarebbero inoltre appena sei gli Istituti tecnici o professionali che parteciperanno alla sperimentazione dei quattro anni di insegnamento, anziché i tradizionali cinque, con la possibilità poi di accedere a un biennio di alta specializzazione. 

Il motivo di tanta bassa adesione? Secondo l’assessora all’Istruzione della Regione del Veneto, Elena Donazzan, è dovuto  alla “ostilità” soprattutto da parte del sindacato scuola Flc-Cgil

“Sì, mi aspettavo di più- sibila l’assessora- e andrò a capire le ragioni perché, informalmente, ho saputo di una certa ostilità, direi a tratti un po’ preconcetta e forse un tantino politicizzata. Ho visto subito come si è posta la Cgil. Ho aspettato prima di parlare che l’iter fosse compiuto, ma adesso cercherò di capire”.  

Ma ha detto pure che molto sarebbe dipeso dalla tempistica: “Le due leggi di riforma sono state approvate tra novembre e dicembre, la comunicazione alle scuole è arrivata a ridosso delle vacanze di Natale. Inoltre l’orientamento si fa a novembre per poi perfezionare le iscrizioni tra gennaio e febbraio”.

Una dichiarazione opposta a quella del sottosegretario all’Istruzione Paola Frassinetti: “Ritengo che aver raggiunto il risultato dell’attivazione di 120 indirizzi di Liceo del Made in Italy sia più che soddisfacente, questo in considerazione anche del poco tempo a disposizione. Un risultato che è frutto del grande lavoro del ministero dell’Istruzione e del Merito che, in raccordo con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha effettuato un importante lavoro istruttorio inviando tempestivamente le circolari alle scuole ed effettuando inoltre un’azione di monitoraggio e confronto continuo con i territori”.

Dal suo osservatorio il sindacato Flc Cgil ha commentato: “Un flop, come volevasi dimostrare. Tutto l’impianto della filiera tecnologico-professionale si basa sul concetto di meno scuola, più avviamento al lavoro e più dipendenza dalle imprese locali. Per questo la maggior parte dei collegi docenti hanno giustamente detto di no”.

In ogni caso le dichiarazioni di Donazzan non meravigliano affatto, perché tutte le volte che le cose non vanno come la destra vorrebbe, c’è da buttare la croce addosso all’opposizione o a chi dissente o alle scelte politiche dei governi precedenti, mentre acquattato nel buio c’è sempre il complotto e la cospirazione. In questo caso la scelta è dipesa dalla libera autonomia di ogni scuola, per cui accusare la Flc-Cgil di ingerenza è considerare il collegio dei docenti succube di un sindacato e incapace di scegliere autonomamente e in libertà.

Pasquale Almirante

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