Ieri il ministro Giannini ha annunciato alle commissioni Cultura e Affari Sociali che il test d’ingresso per l’accesso al corso di laurea in Medicina per l’anno 2015 non sarà eliminato e si terrà a settembre, un dietrofront totale rispetto agli annunci dell’ultimo anno.
“Si è deciso di confermare un sistema di accesso ingiusto e inefficace” – dichiara Alberto Campailla, Portavoce nazionale di Link – Coordinamento Universitario – “e senza aver mai aperto a una vera discussione pubblica nel Paese.”
“Dopo mesi di promesse” – continua Campailla – “sull’apertura di un tavolo di confronto con gli studenti studenti su come superare un sistema ingiusto e lesivo del diritto allo studio, la Giannini chiude bruscamente un processo con una proposta blindata, che scarta altri modelli come quello francese e che non ha mai conosciuto un reale dibattito nel merito della questione, oltre gli spot e i tafferugli fra le diverse parte politiche del Miur”.
“Il carattere positivo di alcune intenzioni dichiarate dalla Ministra,” – prosegue Danilo Lampis, Coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti- “come la prospettiva dell’aumento delle borse per le Specializzazioni mediche e la volontà di contrastare il business privato sulla preparazione ai test con corsi interni agli atenei, non possono compensare la decisione di accantonare ipotesi di riforma più coraggiose.
“Forse, il punto decisivo” – continua Lampis – “sono state le immediate conseguenze di una messa in discussione del test d’ingresso: rivedere il sistema di numero chiuso, significa ragionare di un aumento cospicuo dei finanziamenti all’Unviersità per adeguare le strutture e gli organici e di una modifica profonda di sistema di valutazione punitivo, obiettivi evidentemente contrastati da una volontà politica opposta in seno al Governo”.
“Non solo si mantiene il test,” – conclude Riccardo Laterza, Portavoce nazionale della Rete della Conoscenza – “uno strumento che crea esclusione e che ha lasciato spazio a clamorose irregolarità, ma si contribuisce in questo modo ad aggravare la carenza di personale medico nel Sistema Sanitario Nazionale: saranno 22.000 i medici in meno nel 2018, allarmante indizio del ridimensionamento del diritto alla salute e delle prestazione del SSN nel nostro Paese. Dal modello di formazione e di conoscenza che si ha in mente, deriva una precisa visione della società che denunciamo con fermezza”.
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