Mano a mano che i vari “pezzi” della riforma incominciano a pendere corpo per avviarsi ad essere attuati, aumentano anche problemi, difficoltà e contraddizioni.
Uno dei nodi più complessi è sempre quello dell’incarico di vicepreside che sta ormai diventando un vero e proprio groviglio quasi inestricabile.
Abbiamo più volte scritto che quasi certamente, almeno fino a novembre, i vicepresidi non potranno essere sostituiti in classe da altri docenti, in quanto solo allora saranno assegnati, forse, i posti dell’organico potenziato.
In ogni caso un fatto è assolutamente certo: i docenti di scuola dell’infanzia risultano di fatto discriminate perchè – non essendo previsti posti di organico potenziato per questo ordine di scuola – molto difficilmente potranno ottenere un incarico di vicepreside.
Ma il problema potrebber riguardare – seppure in misura più ridotta – anche altri docenti.
Infatti se dell’organico assegnato all’istituzione scolastica non faranno parte docenti della stessa classe di concorso del vicepreside, sarà di fatto molto difficile, se non addirittura impossibile, garantire la sostituzione.
Una possibile soluzione, al momento, potrebbe essere quella di garantire al vicepreside un cospicuo compenso che potrebbe essere pagato non più con il fondo di istituto, come accaduto finora, ma con il fondo per il “merito” previsto dal comma 126 della legge 107 che stanzia per questo 200 milioni di euro all’anno. Il “vantaggio” di questa soluzione sta nel fatto che, in tal modo, il compenso per il vicepreside non dovrebbe più essere “contrattato” fra dirigente scolastico e RSU ma sarebbe rimandato alla decisione autonoma del dirigente.
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