La premialità? Non è affatto vero che sia la via migliore per incentivare gli insegnanti a dare il meglio di loro. La notizia, che non gradiranno di certo il ministro Gelmini e l’Invalsi, giunge dalla Grande Mela, la città che forse più di tutte anticipa le tendenze dei cinque Continenti.
A sostenere che i maestri che guadagnano di più non sono sempre quelli che lavorano meglio è stato, in questi giorni, il Dipartimento dell’Istruzione del Comune di New York: la struttura ha infatti realizzato uno studio in circa 200 istituti, ricevendo indicazioni palesemente negative, sul programma di incentivi ai maestri iniziato nel 2007.
“Molti maestri hanno interpretato il bonus come una ricompensa, ma non per questo hanno cambiato il loro modo di lavorare“, ha detto il responsabile della ricerca Julie Marsh. In tre anni sono stati distribuiti 56 milioni di dollari, di cui un terzo proveniente da donazioni private, il resto da fondi pubblici. Alla base c’era la volontà del Governo cittadino di migliorare il livello di preparazione degli studenti delle zone più disagiate, in modo che potessero competere per accedere alle migliori università.
I bonus sono stati distribuiti in modo diverso da ogni scuola, secondo scelte interne non sempre chiare. In alcuni casi sono stati messi in competizione i professori tra loro, ma in genere si è deciso di distribuire il bonus in parti uguali ai professori con un incremento di circa 3.000 dollari lordi l’anno in busta paga. Sia nel primo caso che nel secondo i risultati però sono stati al di sotto delle aspettative. Probabilmente, secondo gli esperti, già prima degli incentivi c’era molta pressione sui risultati, e quindi un piccolo bonus economico non è riuscito ad incidere più di tanto.
“Molti maestri hanno interpretato il bonus come una ricompensa, ma non per questo hanno cambiato il loro modo di lavorare“, ha detto il responsabile della ricerca Julie Marsh. In tre anni sono stati distribuiti 56 milioni di dollari, di cui un terzo proveniente da donazioni private, il resto da fondi pubblici. Alla base c’era la volontà del Governo cittadino di migliorare il livello di preparazione degli studenti delle zone più disagiate, in modo che potessero competere per accedere alle migliori università.
I bonus sono stati distribuiti in modo diverso da ogni scuola, secondo scelte interne non sempre chiare. In alcuni casi sono stati messi in competizione i professori tra loro, ma in genere si è deciso di distribuire il bonus in parti uguali ai professori con un incremento di circa 3.000 dollari lordi l’anno in busta paga. Sia nel primo caso che nel secondo i risultati però sono stati al di sotto delle aspettative. Probabilmente, secondo gli esperti, già prima degli incentivi c’era molta pressione sui risultati, e quindi un piccolo bonus economico non è riuscito ad incidere più di tanto.
Dallo studio è anche emersa un dato che farà discutere: i docenti hanno sottolineato come i test per gli studenti (non molto diversi di quelli che in Italia prepara l’Invalsi a livello di scuola primaria e media) siano troppo difficili, soprattutto considerando che si tratta di scuole pubbliche collocate in zone disagiate. Tanto che anno dopo anno è diminuito il numero degli istituti che è riuscito a passare i test fatti sugli studenti, necessari per ottenere l’anno successivo gli stessi bonus: si è passati, infatti, dal successo dell’80% dei richiedenti nell’anno scolastico 2008/09 al 15% nel 2009/10.