Il tanto contestato decreto legge 36 che sta portando la scuola allo sciopero generale, ma che tuttavia, nelle sue parti principali, arriverà in porto, convertito in legge, magari con un intervento del Governo blindare il provvedimento con la Fiducia, come sostiene la deputata di Forza Italia Valentina Aprea, intervistata dalla Tecnica della Scuola, introduce tra le sue novità la formazione incentivata ovvero la possibilità per i docenti di aggiornarsi in percorsi triennali aspirando anche a un incentivo che andrà, una tantum, a conclusione dei tre anni, a gonfiare la busta paga, ammesso che il percorso venga valutato positivamente dall’apposito comitato.
Ma c’è anche un’altra opportunità di remunerazione del percorso formativo, stabilisce sempre il decreto 36: lo svolgimento delle attività previste, infatti, ove le stesse siano funzionali all’ampliamento dell’offerta formativa, può essere retribuito a valere sul fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, prevedendo compensi in misura forfetaria.
Di quali attività parliamo? Il decreto fa riferimento a:
Le attività dovranno essere svolte in ore aggiuntive rispetto a quelle di didattica in aula. La partecipazione alle attività formative dei percorsi, cioè, si svolge fuori dell’orario di insegnamento.
Qual è la ratio di queste attività? La relazione tecnica che accompagna in Parlamento il dibattito sul DL fino alla sua conversione in legge, precisa che questi approcci formativi rispondono a una concezione di formazione attiva, in cui il docente non è il mero destinatario di corsi di formazione ma svolge in prima persona esperienze di apprendimento in situazione. La didattica attiva applicata al docente, insomma.
Ricordiamo che l’accesso ai percorsi di formazione avverrà a partire dall’anno scolastico 2023/2024, su base volontaria, divenendo obbligatorio invece per i docenti immessi in ruolo.
Parliamo in ogni caso di insegnanti di ruolo, di ogni ordine e grado del sistema scolastico. Restano fuori ancora una volta i docenti precari.
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