Ad una trentaquattrenne umbra, al nono mese di gravidanza, il parto è stato previsto proprio nel periodo in cui dovrà affrontare la prova: il prossimo 19 maggio.
Conosciute le date, e prima che venissero comunicate le sedi dove le prove verranno svolte, la candidata si è rivolta all’Usr dell’Umbria chiedendo “ di poter svolgere l’esame nella sede più vicina al domicilio”. Ma la risposta è stata netta: “L’assegnazione delle sedi è informatizzata”, cioè “è il sistema che la decide” e perciò “nulla può essere modificato”, nemmeno di fronte a un certificato medico che attesti di essere in procinto di partorire. E poi, “il bando del Concorso scuola 2016 non prevede alcuna legislazione per le donne in gravidanza”.
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In un Paese dove la gravidanza continua a essere rimossa dall’organizzazione del lavoro, dove non viene contemplata “nella legislazione” dei bandi di concorso, dove un datore di lavoro resta spesso disorientato e si sente in diritto di spingere alle dimissioni chi sta per avere un figlio, la docente si sente “discriminata” e “allucinata”: “Con che coraggio – dice – definiamo l’Italia uno stato di diritto? Non dovrebbero essere garantite le pari opportunità tra uomini e donne?”.
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