Atenei sempre più inclusivi, come già scritto su queste pagine, nel dare il resoconto della recente indagine svolta a cura dell’ANVUR, Agenzia di Valutazione del sistema universitario e della ricerca, in collaborazione con Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità (CNUDD), che indica come ad oggi vi sia una popolazione universitaria con un certificato di disabilità o DSA composta da oltre 36.000 studenti/esse, vale a dire 2 ogni 100. Secondo l’indagine, si tratta del 43% di studenti con DSA, fenomeno in forte espansione, negli ultimi 20 anni.
L’attenzione del mondo accademico non è soltanto mostrata da una raccolta di dati, vi sono infatti veri e propri progetti di eccellenza sull’inclusione in ambito universitario, con proposte altamente innovativa tra cui si colloca certamente quella dell’Università della Tuscia dal titolo Vrailexia, che si propone di creare una rete europea di atenei per sviluppare strumenti innovativi di supporto basati sull’intelligenza artificiale.
L’idea centrale è quella di far diventare le università campus inclusivi e sostenibili, dove lo studente può trovare diversi modi di esprimersi e portare avanti il suo percorso di studi. Il progetto dell’Università della Tuscia è nato in collaborazione con altri atenei, tra cui in Italia quello di Perugia, e in Europa si tratta di sedi accademiche in Francia, Belgio, Spagna, Grecia. Partner italiano è anche l’Associazione Italiana Dislessia.
L’idea centrale di Vrailexia è quella di sviluppare una piattaforma digitale Be Special, a cui i partner di progetto e altri esperti stanno lavorando dallo scorso autunno, che raccolga dati, quali diagnosi, aspetti psicologici, motivazione, fattori come l’ansia e le difficoltà, soprattutto nel caso di dislessia, che attraverso l’AI, Artificial Intelligence, saranno elaborati e produrranno in base ai profili risposte e percorsi personalizzati.
La piattaforma, inoltre, creerà anche le simulazioni delle difficoltà che uno studente dislessico incontra, per consentire ai docenti di formarsi.
Il progetto europeo, che è stato vincitore di finanziamento dopo aver partecipato al bando 2020 Erasmus plus prevede due percorsi formativi.
Uno che possa rispondere al miglioramento delle competenze dei docenti universitari sulle metodologie didattiche basate sull’UDL, Universal Design, per portare nella didattica software e risorse dyslexia friendly; l’altro, rivolto agli studenti e alle studentesse, che sarà intensivo secondo la metodologia dell’hackathon.
Obiettivo comune ai due percorsi è quello di creare un database che contenga, ad uso di allievi e docenti, risorse e materiali e anche quello di favorire nel tempo la creazione di una task force preparata per affrontare i disturbi dell’apprendimento a livello accademico.
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