Una questione molto spinosa che trasmette amarezza. Ben quattro alunni con disabilità certificata sono stati rifiutati da alcune scuole pubbliche di Roma. Una situazione inaccettabile di cui si è fatto portavoce Marco Furfaro, capogruppo dem in commissione Affari Sociali alla Camera e componente della segreteria del Partito Democratico. Lo riportano Ansa e La Repubblica.
“Quattro ragazzi con disabilità grave sono stati esclusi dalla scuola pubblica. I genitori si sono visti rifiutare l’iscrizione al primo anno, per l’anno scolastico 2023/24 della scuola secondaria di secondo grado, per mancanza di posti. Una motivazione inaccettabile”, queste le parole di Furfaro.
“In Italia l’inclusione scolastica per tutti è ancora un miraggio. Siamo ancora costretti a fare i conti con moltissimi casi di discriminazione e purtroppo quello che sta succedendo a Roma ad alcune famiglie è davvero insopportabile. Parliamo – aggiunge – di quattro ragazzi con disabilità, certificata ai sensi della L. 104/92 art. 3 comma 3. Le famiglie hanno iscritto i ragazzi rispettando i termini imposti dalla circolare ministeriale, scegliendo per i loro figli le scuole secondarie di secondo grado più adeguate alle loro difficoltà ma anche alle loro attitudini, per assicurargli il diritto allo studio e per garantirgli apprendimenti utili per il loro futuro”.
“Una circostanza gravissima – conclude – per un Paese in cui la scuola dovrebbe rappresentare il vero punto di riferimento e sostegno per i ragazzi e per le loro famiglie. Per questo ho presentato immediatamente un’interrogazione al ministro Valditara per chiedergli se è a conoscenza di questa vicenda e cosa intenda fare per porre rimedio e dare risposte rapide alle richieste delle famiglie”.
I ragazzi si sarebbero sono visti respingere l’iscrizione per mancanza di posto. Gli istituti che avrebbero declinato l’iscrizione per mancanza di posti sono di vario indirizzo, dallo scientifico all’agrario, e si trovano sia in centro che in periferia.
Questo caso non può che far tornare in mente quello della ragazzina con disabilità esclusa dai compagni di classe che si sono messi d’accordo per andare in una gita da loro organizzata. Anche in quel frangente l’opinione pubblica si è interrogata sul vero significato della parola “inclusione“.
“Mia figlia è una ragazza che sprizza vita da tutti i pori – ha raccontato la madre dell’alunna, che è maestra elementare – è autonoma, con una consapevolezza incredibile della sua fragilità. Ha subito nella sua vita oltre 35 interventi chirurgici e ci sta insegnando tanto, è stata ed è una ricchezza, da quando è arrivata lei siamo diventati migliori. Dovrebbe chiamarsi ‘Resilienza’ tanto è forte. Ma soffre per l’isolamento in cui viene lasciata dagli altri: nella sua carriera scolastica non è mai stata invitata ad una festa di compleanno e se propone a qualche coetaneo di uscire c’è sempre una scusa per dire ‘no’ o rimandare. La verità è che il fattore estetico in questa società ha una valenza troppo forte”.
“Combattiamo ogni giorno perchè l’accoglienza e l’inclusione siano realtà, la scuola soprattutto questo dovrebbe insegnare ai ragazzi, i valori”, ha detto la donna con amarezza.
Su questi argomenti il corso La governance dell’inclusione nella scuola dell’autonomia, a cura di Salvatore Impellizzeri, in programma dal 29 giugno.
Il corso è rivolto a tutti coloro che vogliono prepararsi al concorso per dirigente scolastico e ai dirigenti scolastici, ai docenti con incarico di funzione strumentale o referente per l’inclusione.
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