Sara Mori, ricercatrice Indire, intervistata dalla Tecnica della Scuola durante la fiera Didacta Sicilia, ha ribadito l’approccio dell’ente di ricerca: “Lavoriamo con le scuole nella modalità della ricerca-azione, per osservare la classe e monitorare i risultati delle diverse sperimentazioni didattiche”.
In particolare la ricercatrice ultimamente si occupa di neuroscienze. Perché le neuroscienze a scuola? Perché consentono un’estrema personalizzazione dell’apprendimento, dal momento che offrono indicazioni su come l’alunno ragiona e quali percorsi intellettivi compie per relazionarsi a un contenuto, per studiare, per svolgere un compito.
La personalizzazione, del resto – lo sappiamo – è la chiave del successo scolastico, laddove riesce a favorire e valorizzare le competenze e i talenti di ciascuno, nell’ottica di una effettiva inclusione scolastica che non lasci indietro nessuno. Come fare nelle classi numerose? Il segreto è lavorare nell’ottica di un approccio insegnante-classe – ci raccomanda la ricercatrice – più che insegnante-alunno. Che significa? Osservare le dinamiche di classe e le potenzialità del gruppo per progettare interventi didattici curvati sul gruppo che si ha davanti.
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