Nella scuola secondaria di II grado, com’è noto, permane tutt’ora la diversificazione del titolo di studio conclusivo degli alunni diversamente abili.
A coloro che seguono una programmazione cosiddetta “per obiettivi minimi” e sostengono l’Esame di Stato finale viene rilasciato il Diploma.
Gli alunni che, invece, seguono la programmazione “differenziata” conseguono l’Attestato dei crediti formativi.
Ora, secondo il principio tanto caro a Don Lorenzo Milani, ognuno dà quello che può dare.
L’alunno che consegue gli obiettivi minimi lo fa perché è in grado di farlo, mentre chi non ce la fa viene, per così dire, penalizzato.
Questo sembra, agli occhi di una scuola detta inclusiva, un principio di esclusione se non addirittura di discriminazione.
Il Diploma deve essere conseguito anche da quegli alunni diversamente abili i quali, non per loro colpa, non riescono a raggiungere gli obiettivi della classe. Ma ciò non toglie che l’impegno sia commisurato alle proprie possibilità e che perciò vada riconosciuta la pari dignità.
Non avrebbe senso affermare “io ti includo, poi però ti tratto da diverso”!
Carlo Salvitti