Un gesto di grande coraggio e di rispetto nei confronti dei ragazzi, quello della professoressa di Ivrea – 61 anni – che si presenta in classe finalmente con l’identità di genere che sentiva davvero propria, quella femminile, senza più ipocrisie e dissimulazioni. Gli abiti da uomo dismessi una volta per sempre, racconta a Repubblica, perché “gli studenti meritano sincerità”.
“Da oggi sono la professoressa,” pare abbia detto ai ragazzi, nel fare outing. Un gesto che vuole essere anche una mano tesa verso tutti gli adolescenti alla ricerca della propria identità “non per forza di genere. Devono capire chi sono e chi vogliono diventare – ha dichiarato – e meritano sincerità e autenticità da parte di chi deve dare loro l’esempio”.
Un percorso di transizione lungo e doloroso, come spesso accade, ma proprio per questo di grande forza, che diventa un esempio anche per tutti coloro che vivono le medesime frustrazioni e che in alcuni casi, hanno vinto anche piccole battaglie. Ci riferiamo ad esempio, al caso di un liceo di Padova in cui è stato di recente adottato un registro scolastico con la dicitura alias.
Un nuovo tassello si aggiunge così al dibattito sul Ddl Zan.
Il Ddl Zan è fermo al Senato. La conferenza dei capigruppo, infatti, l’organo che stabilisce il calendario dell’aula, ha rimandato a dopo le elezioni amministrative di ottobre la discussione sulla legge contro l’omotransfobia, approvata alla Camera lo scorso novembre e giunta al Senato senza produrre un accordo finale.
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