Con la nobile intenzione di favorire l’inclusione, in una scuola di Pordenone una canzoncina natalizia viene modificata e, come era facile prevedere, scoppia la polemica.
La parola Gesù viene sostituita da Perù, “per non urtare la sensibilità di chi appartiene ad altre culture e ad altre religioni” pare che abbia spiegato la maestra.
Le cronache, per la verità, sono frammentarie e per esprimere un giudizio completo e articolato, sarebbe necessario saperne qualcosa di più.
Ma una osservazione molto generale possiamo farla.
Tutti gli anni, in occasione del Natale, le polemiche sui presepi nelle scuole si sprecano e non mancano amministratori locali (assessori, sindaci o semplici consiglieri) che assumono iniziative curiose come per esempio quella di regalare un presepe a ogni scuola.
E così spesso la scuola si trova “presa in mezzo” fra messaggi discordanti e contrapposti: includere tutti, anche a costo di rinunciare a un po’ della nostra tradizione, imporre il “nostro” presepe a tutti, fare finta di nulla e trasformare il Natale nella “festa del solstizio d’inverno” come pare sia avvenuto in qualche scuola?
Nessuna di queste soluzioni appare del tutto adeguata, almeno a parere di chi scrive.
Per affrontare la questione varrebbe forse la pena fare qualche riflessione ulteriore.
Partiamo da un dato incontrovertibile: il POF, anzi il PTOF, è il documento che rappresenta e rende esplicita l’identità della scuola e allora è proprio fra le pagine del POF che gli organi collegiali della scuola devono delineare la propria “filosofia dell’inclusione”.
E magari, in un paragrafo specifico, si potrebbe anche evidenziare bene come la scuola intende affrontare il tema delle ricorrenze che si susseguono nel corso dell’anno.
Siamo sicuri per esempio che la ormai diffusissima “Festa di Halloween” non turbi la sensibilità di una modesta, ma pur sempre degna di rispetto, minoranza di cattolici fedeli alla tradizione.
E come affrontare la questione dei festeggiamenti di compleanno che, come è noto, non sono molto gradite ai Testimoni di Geova?
Non esiste una soluzione preconfezionata, perché molto dipende anche dal contesto in cui si opera (le scelte da farsi in una scuola con il 70% di alunni musulmani sono bene diverse da quelle praticabili in una scuola dove i musulmani sono pressoché assenti).
Ma, sempre a parere di chi scrive, cercando di rispettare un criterio importante: includere e integrare significa non cancellare o togliere qualcosa a una delle parti per non “offendere” l’altra, ma unire, aggiungere, “mescolare”.
Esattamente come è accaduto spesso nel corso dei secoli: la stessa lingua che noi parliamo è la testimonianza di come avviene l’incontro fra culture ed etnie diverse.
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