Nel report appena pubblicato dal titolo “Ascolto e partecipazione dei minori stranieri come metodologia di intervento”, a cura dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, si presentano i risultati degli incontri che si sono svolti presso sei centri della rete SAI (Sistema di accoglienza e integrazione), nei comuni di Amelia (Terni), Aradeo (Lecce), Bologna, Cremona, Pescara e Rieti. Le azioni realizzate e i risultati raggiunti sono stati possibili grazie al lavoro e alla disponibilità degli enti locali e alla partecipazione dei minori e dei neomaggiorenni accolti nelle strutture, grazie anche alla collaborazione con Anci, Unicef e Unhcr.
Sono stati effettuati incontri con le istituzioni locali e gli operatori delle strutture, inoltre, durante le visite l’Autorità Garante ha incontrato e ascoltato i giovani ospiti, raccogliendo dati, informazioni e impressioni oggetto del report.
Aspetto fondamentale delle azioni dell’Autorità Garante nella persona di Carla Garlatti è stato quello di cogliere e riportare il punto di vista e i bisogni dei ragazzi e delle ragazze, e partendo da questo, formulare nelle conclusioni una serie di raccomandazioni.
Secondo Garlatti il sistema di prima accoglienza “deve essere realizzato in maniera strutturale e non più come risposta alle emergenze che di volta in volta si presentano. È inoltre urgente adottare il decreto che disciplina il primo colloquio del minorenne che fa ingresso sul suolo italiano: è un passaggio che si attende dal 2017 e che è fondamentale per assicurare i diritti del minore e per aiutarlo a raggiungere in maniera celere e sicura la sua destinazione. A ogni ragazzo e a ogni ragazza devono essere assicurati tre diritti: la presunzione di minore età, la collocazione in una struttura riservata esclusivamente ai minori e un tutore volontario”.
Velocizzare le procedure amministrative per ottenere il permesso di soggiorno e rendere uniformi le prassi su tutto il territorio nazionale è una delle forti richieste che mergono dal report, infatti allo stato attuale devono aspettare anche sei mesi e allora, secondo le risultanze del report, occorre garantire la presenza, in ogni fase del percorso, di un mediatore culturale che possa colmare le difficoltà di comprendere le procedure e la loro “paura di tornare indietro”.
L’inclusione sociale degli MSNA coinvolge differenti dimensioni locali e diversi luoghi, tra i quali la scuola. Dai racconti è emerso che la maggior parte dei partecipanti non frequenta il sistema scolastico ordinario bensì corsi di alfabetizzazione presso i centri di prima o seconda accoglienza che li ospita o presso i centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA) del territorio. La mancata frequenza del sistema scolastico ordinario diminuisce le occasioni di socializzazione e dunque lo scambio e il dialogo interculturale.
I percorsi di inclusione, secondo le interviste dei giovani e giovanissimi dei centri incontrati, risultano tanto più efficaci quanto più sono in grado di individuare le caratteristiche dei singoli ragazzi per poi mettere in atto azioni individualizzate.
L’inclusione sociale comporta, accanto alle attività di orientamento e accompagnamento ai servizi realizzate dalle strutture di accoglienza, l’investimento, la collaborazione delle realtà territoriali.
Per saperne di più: https://www.garanteinfanzia.org/sites/default/files/2023-09/report-visite-sai-2023.pdf
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