Chi voleva sapere di che “pasta” è fatto il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, è probabilmente rimasto deluso.
Perché nel corso degli attesi incontri del 19 dicembre con i sindacati, il ministro dell’Istruzione non ha ancora espresso le sue intenzioni su cosa ha intenzione di fare.
E anche perché siamo solo all’inizio: da viale Trastevere hanno fatto sapere che gli incontri “aprono una fase di ascolto che proseguirà nelle prossime settimane coinvolgendo, fra gli altri, gli studenti, i rappresentanti della ricerca e delle università, le associazioni dei docenti”.
Per il momento, che probabilmente si protrarrà per tutto questo periodo che copre le festività natalizie e di inizio d’anno, Valeria Fedeli ha quindi deciso di mettersi alla finestra: da dove poter ascoltare quali sono le posizioni dei rappresentanti dei lavoratori.
“Per me essenziale incontrare e ascoltare i rappresentanti dei mondi di riferimento del nostro ministero”, ha ribadito il nuovo responsabile del Miur.
Il primo incontro – non coingiunto, ma bilaterale, quindi un sindacato alla volta – è avvenuto con i rappresentanti di Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda-Unams. Il ministro ha anche incontrato il Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola (Anp).
L’obiettivo dichiarato di Fedeli è quello di “poter non solo rispondere alle esigenze dettate dall’ordinaria e quotidiana amministrazione, ma anche tracciare la rotta e il lavoro dei prossimi mesi”.
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“Dopo aver letto con attenzione i dossier che mi sono stati lasciati da chi mi ha preceduta è per me essenziale incontrare e ascoltare i rappresentanti dei mondi di riferimento del nostro Ministero per poter non solo rispondere alle esigenze dettate dall’ordinaria e quotidiana amministrazione, ma anche tracciare la rotta e il lavoro dei prossimi mesi”, ha detto ancora la Fedeli.
Come rivelato da Francesco Sinopoli, nuovo segretario generale della Flc-Cgil, il ministro avrebbe proposto “tre temi di discussione: il contratto sulla mobilità del personale docente e Ata della scuola; l’attuazione delle deleghe della Legge 107/15; l’emanazione dell’atto di indirizzo per l’avvio della trattativa contrattuale per il Comparto dell’Istruzione e Ricerca”.
Le tre tematiche sarebbero più che sufficienti per comprendere se il cambio di ministro ha portato anche delle novità sulla gestione della chiamata diretta e dei trasferimenti, dei nove decreti delegati da attuare nel 2017 e sugli aumenti di stipendio. Su questi temi, infatti, pesano non poco i vincoli della “Buona Scuola” e del Mef: se Fedeli, nel poco tempo a disposizione, vista la durata limitata dell’esecutivo di cui fa parte, dovesse riuscire ad aggirarne anche una parte, avrà compiuto un’impresa. In caso contrario, chi parlava di Governo “Renziloni” avrà avuto ragione.
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