I docenti italiani bocciano la “Buona Scuola”: pollice verso di 4 insegnanti su 5 alla legge 107/2015 e 2 su 3 giudicano negativamente la nuova figura del dirigente scolastico, il comitato di valutazione e il bonus di merito.
E’ quanto emerge dall’indagine“Un anno di Buona Scuola: la riforma all’esame degli insegnanti”, realizzata dalla Swg per la Gilda degli Insegnanti e presentata oggi in occasione della Giornata Mondiale dell’Insegnante istituita dall’Unesco e dedicata quest’anno al tema “Valutare gli insegnanti, migliorare la loro condizione”.
La ricerca, condotta su un campione rappresentativo di insegnanti intervistati telefonicamente e online dal 14 al 21 settembre 2016, evidenzia che per il 77% la riforma non avrà effetti positivi per la professione docente (il 45% risponde “per niente”, il 32% “poco”). Ancora più elevata la percentuale di docenti secondo i quali la legge 107/2015 non avrà effetti positivi, o li avrà scarsi, sulla qualità dell’insegnamento: 81% di cui il 46% “per niente” e il 35% “poco”.
Il nuovo ruolo del dirigente scolastico
Riguardo alla figura del dirigente scolastico così come è definita dalla legge 107/2015, il 67% degli intervistati ritiene che si sia rafforzato in modo negativo, penalizzando il ruolo dei docenti e la libertà di insegnamento. Per il 43% del campione il preside dovrebbe essere affiancato da un coordinatore della didattica eletto dal Collegio dei Docenti, mentre per il 38% dovrebbe essere eletto, distinguendo la funzione di gestione didattica da quella amministrativa affidata a un manager.
Comitato di valutazione
I due terzi degli intervistati, pari al 64%, non condividono che del Comitato di valutazione facciano parte studenti, genitori e soggetti esterni. Nell’ambito del Sistema Nazionale di Valutazione, il 48% ritiene che nella propria scuola i docenti siano stati coinvolti soltanto in parte e il 24% afferma che non c’è stato finora alcun coinvolgimento. Interpellati su RAV e Piano di miglioramento, il 47% degli insegnanti considera che abbiano migliorato la qualità dell’offerta formativa “solo in parte”, mentre il 39% “per niente”.
Bonus merito
I due terzi non condividono il bonus di merito assegnato dal dirigente scolastico: il 67% è contrario a questa forma di premio che soltanto per 1 docente su 5 (19%) sortirà un effetto migliorativo sulla scuola pubblica. Secondo il 79% il bonus previsto dalla “Buona Scuola” accentuerà situazioni di conflitto e di inutile competitività tra i docenti.
Chiamata diretta e carriera degli insegnanti
Appena il 5% degli insegnanti interpellati è favorevole al meccanismo della chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici. Riguardo l’assegnazione delle sedi ai docenti, per il 46% dovrebbe avvenire tramite graduatoria con regole nazionali come avveniva prima dell’entrata in vigore della riforma.
Forte divisione, invece, sulle nuove ipotesi di gestione della carriera: secondo il 23% va articolata in classi di merito cui attribuire una differenza stipendiale; per un altro 23% la carriera deve essere legata prioritariamente alle funzioni svolte nella scuola e al curriculum; il 21% ritiene che il riferimento principale debba essere l’anzianità di servizio con il riconoscimento di specifiche funzioni attribuite con il superamento del concorso. E ancora: secondo il 17% la carriera deve essere legata soltanto all’anzianità di servizio e per il 12% alla valutazione ottenuta all’interno della scuola dove si lavora.
Alla domanda “dopo quanti anni di servizio si dovrebbe accedere a una classe di merito superiore?”, il 56% risponde “dopo 5 anni”.
Reclutamento e formazione dei docenti
Per un docente su due la formazione obbligatoria passa per un aumento di stipendio: il 55%, infatti, ritiene che l’obbligatorietà, così come sancita dalla legge 107/2015, sia giusta solo se definita nelle modalità e nella quantità attraverso un nuovo contratto di lavoro che comprenda adeguati incrementi stipendiali. Il 44% avrebbe preferito un aumento di stipendio alla card di 500 euro per l’aggiornamento e la formazione professionale.
In merito al tirocinio di 3 anni post laurea, infine, il 43% lo considera di fatto un modo per utilizzare i giovani a basso costo.
“Il sondaggio, basato su un campione rappresentativo e oggettivo, – commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – dimostra senza ombra di dubbio che la maggior parte dei docenti condanna i punti fondamentali della legge 107/2015, ritenuti inutili e dannosi. La Gilda degli Insegnanti ha dunque ben interpretato lo stato d’animo dei docenti italiani senza il consenso dei quali è impossibile attuare alcuna riforma. Se il Governo intende recuperare il rapporto di fiducia con il mondo della scuola – conclude Di Meglio – deve fare retromarcia su chiamata diretta, valutazione e bonus del cosiddetto merito”.
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