Sul fronte della dispersione i miglioramenti ci sono, ma sono molto lievi e, soprattutto, non ci consentono di avvicinarci in modo sensibile ai parametri europei: lo rivela un recente studio pubblicato dal Ministero della pubblica istruzione ricco di dati, analisi e tabelle.
Nel 2006 ancora un ragazzo su 5 era fermo alla licenza media senza aver frequentato alcun corso di formazione (la media europea è decisamente più bassa e supera di poco il 15%).
I dati aggiornati al 2007 registrano un leggero progresso ma evidenziano anche forti sperequazioni territoriali: in Valle d’Aosta gli studenti che non vanno al di là della licenza media sono il 29,5%; in Campania sono 28,8%, in Sicilia il 26% e in Puglia il 23,9%.
Altro dato interessante riguarda le ripetenze: il 72,7% degli studenti arriva alla fine del percorso della scuola secondaria senza aver mai ripetuto una classe; nei licei la percentuale è più alta (90%, compresa una quota dell’8% di studenti in anticipo di un anno); al contrario nei tecnici e nei professionali gli studenti senza ritardi sono rispettivamente il 63 e il 57%.
Strettamente connesso alla ripetenza e al ritardo è il tasso di non ammissione all’anno
successivo che nelle scuole superiori è pari al 14,2%, concentrato particolarmente nel primo anno di corso (18,9%), negli istituti professionali (23,8%) e negli istituti tecnici (17,8%).
Il fenomeno delle ripetenze influisce ovviamente anche sull’età media degli studenti delle scuole superiori: l’indagine rivela che almeno 33 mila di loro hanno più di 20 anni e che non manca una nutrita pattuglia di ultraventunenni (10mila in tutto).
Ma il problema più rilevante riguarda certamente le profonde differenze territoriali in materia di competenze acquisite.
L’indagine ministeriale fa riferimento ai dati della ricerca OCSE-PISA.
I risultati in lettura e matematica mettono in evidenza un’accentuata diversità tra le cinque macro-aree del Paese: il punteggio medio nella prova di lettura è pari a 506 nel Nord-Est e 494 nel Nord-Ovest, a fronte di 425 delle Isole e 443 del Sud.
Per la matematica si osserva il medesimo divario con valori medi di 505 nel Nord-Est e 487 nel Nord-Ovest, mentre le Isole fanno rilevare 417 e il Sud 440. Poiché le stesse differenze non si riscontrano negli esiti degli scrutini finali, l’indagine ministeriale ne conclude che “esistono consistenti differenze territoriali nei comportamenti valutativi interni alla scuola” e richiama l’attenzione dei decisori sulla necessità di “attivare dispositivi di valutazione che riducano i margini della discrezionalità professionale”.