Home Attualità Indennità per i docenti che lavorano nelle piccole isole; lo dice la...

Indennità per i docenti che lavorano nelle piccole isole; lo dice la legge di bilancio, ma i sindacati sono perplessi

CONDIVIDI

Breaking News

April 15, 2025

  • Indicazioni Nazionali, Frassinetti: ci sarà documento di accompagnamento. Istituita Rete nazionale dei Licei del Made in Italy 
  • La docente e la dirigente fan di Crepet: “È credibile, i suoi incontri fanno bene agli adulti ma dovrebbe guardare negli occhi” 
  • Ciad, ottenuta da solo 400mila su 3 milioni in graduatoria. Gilda: rischio decadenza per due terzi degli inseriti, richiesta proroga 
  • Docente usufruisce dei permessi per legge 104 per fare un altro lavoro: denunciata per danno erariale di oltre 60 mila euro 

Fra le norme inserite all’ultimo momento nella legge di bilancio va segnalata quella relativa al riconoscimento di una sorta di indennità di sede per i docenti assegnati alle scuole delle piccole isole.
La novità arriva da un ordine del giorno proposto alla Camera da Gabriele Toccafondi di Italia Viva e votato a larghissima maggioranza.
Poi l’ordine del giorno è stato recepito dai senatori di Italia Viva e di altri gruppi della maggioranza che lo hanno trasformato in un emendamento.
Nel concreto la legge di bilancio stanzia 3 milioni di euro a partire dall’anno 2022 per garantire ai docenti che operano nelle piccole isole una indennità che dovrebbe “compensare”  il disagio legato a diversi fattori (difficoltà di trasporto, costi da sostenere per i viaggi e così via).
Ma, ovviamente, c’è anche l’intenzione di facilitare l’amministrazione scolastica nella attribuzione degli incarichi (spesso, infatti, le cattedre restano scoperte per lungo tempo perché non si riesce a trovare il personale disponibile). In ultima analisi si tratta però di garantire il diritto allo studio dei ragazzi e delle ragazze che abitano nelle piccole isole.

La misura, in realtà, è limitata ad un numero ridotto di insegnanti ma ha un significato importante perché potrebbe essere un “modello” da utilizzare anche per altre situazioni: perché, per esempio, non riconoscere analoghe indennità anche per chi lavora nei Comuni di montagna o in aree a rischio?
Insomma, si tratta di una soluzione che potrebbe aprire nuove prospettive nelle politiche salariali nella scuola.
Ma estendere il modello potrebbe non essere né facile e neppure scontato.

Maddalena Gissi, segretaria generale di Cisl Scuola, storce il naso e spiega: “Francamente mi sembra che siamo di fronte ad una invasione di campo delle prerogative sindacali perché regolamentare gli incentivi è materia contrattuale. Gli incentivi possono essere di due tipi: possono essere di natura economica oppure di natura previdenziale; garantire la continuità o riconoscere il disagio significa entrare in una materia di natura strettamente contrattuale. Quindi tutto questo dovrà essere oggetto di discussione perché dovranno essere individuati dei parametri; per esempio, a chi dovrà essere riconosciuta l’indennità? A chi si trasferisce nell’isola, a chi affronta ogni mattina un viaggio in motonave per arrivare nella sede ?”
La questione, lascia intendere Gissi, è complessa e, per essere affrontata correttamente, dovrà essere attentamente esaminata, discussa e risolta in sede di confronto con le parti sociali.
Bisogna comunque attendere il testo definitivo della disposizione di legge per capire come potrà essere concretamente applicata.