Continua il pressing di associazioni e sindacati nei confronti del ministero dell’Istruzione per il trattamento vessatorio condotto verso i precari di lungo corso. Il solco tracciato dall’Anief, ha fatto di questo tema un suo cavallo di battaglia, riuscendo in più occasioni a smontare in tribunale le deroghe esplicite dello Stato italiano nei confronti delle norme europee (in particolare la direttiva 1999/70/CE) che prevedono l’assunzione automatica dopo 36 mesi di servizio, è stato negli ultimi mesi percorso anche da altre rappresentanze dei lavoratori. E pure da alcune associazioni. Come il Codacons, che il 3 aprile ha fatto il punto della situazione, intimando al Miur “di risarcire gli insegnanti precari con la cifra complessiva di circa 7,5 milioni di euro”: in caso contrario l’amministrazione l’organismo a tutela dei consumatori guidato da Carlo Rienzi si dice pronto “a pignorare il palazzo storico di Viale Travestere a Roma dove ha sede il dicastero”.
Per l’associazione tutto questo ha arrecato un chiaro “danno economico agli insegnanti, privandoli degli scatti di anzianità e dei benefici economici derivanti dall`assunzione a tempo indeterminato. Proprio sulla base di tale principio tutti i Tribunali del lavoro hanno condannato il Ministero dell`istruzione a risarcire i precari con le differenze tra gli stipendi percepiti negli anni e quelli che avrebbero percepito se fossero stati assunti a tempo indeterminato, oltre gli scatti d`anzianità e gli interessi legali maturati. Una cifra che si aggira attorno ai 30mila euro a precario”, conclude il Codacons.
Considerando le ormai innumerevoli cause vinte dagli altri sindacati e che alcune di queste hanno assunto una portata risarcitoria decisamente più consistente – sempre l’Anief ha dato notizia di recente di tre indennizzi superiori a 150mila euro – occorre a questo punto capire se allo Stato converrà mantenere in piedi questa guerra a colpi di ricorsi in Tribunale. Oppure approntare, assieme agli stessi rappresentanti dei lavoratori, un piano straordinario (Mef permettendo) di immissioni in ruolo. Che riducendo il numero di precari storici, ridurrebbe anche la quantità di vertenze in corso.